​Per essere disabile
ci vuole grande abilità

Foto d'archivio
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Martedì 7 Febbraio 2017, 10:28 - Ultimo agg. 13 Marzo, 19:11
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Pubblichiamo una lettera firmata, uscita ieri nelle rubriche del Mattino. A seguire, le risposte avute da Asl e Comune di Napoli, interpellati perché una denuncia così intensa non può restare senza risposta.

NAPOLI
Sono una insegnante e da poco sono diventata disabile.
Ho scoperto di essere ammalata di tumore ad una gamba a fine luglio di quest’anno. Fino a quel momento nell’ospedale dove mi facevano medicazioni e controlli periodici mi curavano con la tachipirina (com’è noto potente farmaco antidolorifico e antitumorale), dopo aver fatto file di ore in piedi ogni volta.
Finalmente ai primi di agosto ho cominciato ad essere seguita da medici del Pascale, dove ho trovato competenza e solidarietà umana (tra il personale medico, non sempre tra gli infermieri).
A fine agosto mi hanno operata , con l’amputazione della gamba destra. Dopo 7 giorni sono tornata a casa, con l’inizio di terapie domiciliari e controlli.

Avevo fatto domanda per ottenere la 104, ovvero le agevolazioni previste in caso di disabilità. Mi hanno risposto molto presto, chiedendomi di recarmi presso gli uffici Asl per la visita di controllo.
Le mie condizioni non consentivano ancora di spostarmi, richiedo perciò la visita domiciliare che mi viene concessa dopo pochi giorni. Ma qui cominciano i problemi, perché mi arriva il decreto di riconoscimento della mia disabilità senza il riconoscimento del diritto al contrassegno per invalidi né al contributo per l’auto adatta alla mia menomazione come previsto per legge.

Mio marito si reca presso gli uffici dell’Asl, (dove l’ingresso per disabili è chiuso da due paletti con catena, poi c’è una grata metallica a terra e un cancelletto stretto con scalino, cui seguono un percorso lungo e difficile con entrata in un palazzo con vari scalini) per tentare di capire qualcosa.
Trova un addetto molto sgarbato che gli riferisce che loro applicano una delibera regionale che prevede la procedura adottata, quindi sarei dovuta andare da loro con medico e ambulanza.
Ovviamente il mio medico di base aveva presentato la domanda online, come previsto, Inps e Asl mi avevano mandato comunicazioni scritte segnalandomi il diritto per le mie particolari condizioni alla visita domiciliare senza mai fare cenno ad altro, soltanto come mio diritto a fronte di una grave situazione del momento.
All’atto della visita domiciliare ho anche chiaramente dichiarato la mia volontà di riprendere ad insegnare, quindi di uscire, tuttavia senza il contrassegno per l’auto diventa complicato.

D’altronde gli specialisti del Pascale e della stessa Asl hanno prescritto un lungo periodo di terapie e la protesi, proprio per consentirmi di recuperare una mia autonomia, anche se parziale.
Nel frattempo sono costretta a far ricorso ai taxi, con tutti i costi relativi che ne derivano. E sono completamente a mio carico anche i costi dei fisioterapisti privati, perché da novembre l’Asl non passava più queste terapie, e quando finalmente me le ha concesse (da una settimana) ho scoperto che tutti i centri privati abilitati hanno liste d’attesa infinite.
Molte analisi devo pagarle, altrimenti anche per queste scattano liste d’attesa anche di mesi (ma i miei controlli devono essere immediati).
Così come devo pagare per avere assistenza domiciliare quando mio marito è al lavoro.
Ho fatto poi richiesta alle Poste, dal 29 novembre, del codice Spid per accedere alla carta del docente, con la procedura del riconoscimento a domicilio, che prevede anche un costo particolare a mio carico.
Ma finora mi hanno comunicato con varie mail di aver preso in carico la mia domanda e il numero assegnato, e che devo telefonare al numero verde per ottenere un appuntamento.
Dal 6 dicembre sto chiamando il numero 803160 tutti i giorni, resto in attesa per un po’ e poi la comunicazione si interrompe.

Ho appuntato le chiamate dell’11 gennaio, giusto come esempio, e sono state effettuate alle 13:45, 13:50, 13:55, 14:50, 14:55, 15:16, 18:00, 18:30, tutte a vuoto come le altre. Mi hanno anche mandato una mail, il 12 gennaio, chiedendo il mio numero di telefono per ulteriori contatti. Gliel’ho trasmesso. Inutile.
Mio marito è anche andato alla direzione provinciale delle Poste, più volte, e anche lì senza riuscire a cavarne nulla. Un muro di gomma.
Ora sono costretta a ricorrere continuamente ai miei legali per tutte queste spiacevoli e mortificanti vicissitudini, con la grande fatica che sto facendo per riprendere a camminare con la protesi provvisoria e tornare ad insegnare. Ma una parte consistente della mia giornata la spendo per procedure burocratiche, mio marito brucia il suo tempo rincorrendo le difficoltà create dalle istituzioni ai disabili che cercano solo di ottenere diritti riconosciuti anche nella Carta Internazionale adottata dall’Italia.
E non parliamo delle difficoltà condominiali per poter installare l’ascensore nel palazzo in cui abito, a spese mie e dei pochi condomini disponibili.

Poi vedo in giro tanti che girano tranquillamente ovunque con l’auto permesso H.
Infine, la scuola ha avviato la procedura per la produttività docenti nel mese di agosto, mentre ero nella fase acuta della malattia, quindi non ho potuto inviare la documentazione e usufruirne, nonostante avessi i requisiti previsti nell’ultimo triennio.
Nonostante tutto questo mi considero fortunata, perché riesco ancora a far fronte a tutte queste spese, cure, terapie, assistenza, analisi e controlli. E ricevo solidarietà e sostegno da familiari, amici e colleghe.
Ma chi è solo e senza soldi che speranze può avere?

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L'ufficio preposto del Comune di Napoli chiarisce che spetta alla Asl dare il via libera alla pratica del contrassegno H e, una volta avuta la documentazione, assicura tempi brevi per il rilascio. La direzione dell'Azienda sanitaria locale, invece, spiega che c'è un provvedimento regionale che blocca automaticamente l'autorizzazione, quando viene richiesta la visita domiciliare per la legge 104. Obiettivo: fermare l'esercito di furbetti che sfrutta la malattia degli altri in modo da parcheggiare gratis. È comunque possibile presentare una richiesta specifica per il contrassegno. L'insegnante in questione sarà contattata direttamente dal servizio di medicina legale.

 
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