Alla scoperta del mistero
di San Gaudioso | Video

Foto Sergio Siano
Foto Sergio Siano
Domenica 2 Aprile 2017, 13:28
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«Puozze sculà…» la più terribile delle maledizioni che un napoletano possa spedire sulla testa dell’occasionale nemico ha origine da un macabro rito funebre. Per capire bene di cosa si tratta, l’ignaro turista o il napoletano curioso devono solo scendere le scale che dalla chiesa di Santa Maria alla Sanità conducono alle catacombe di San Gaudioso. E proprio là troveranno le sedie scavate nella roccia dove lo “schiattamorto” sistemava i cadaveri bucandone la pelle in maniera che i liquidi corporei potessero  scolare nella vasca sottostante. In questo modo il corpo si seccava e poteva poi essere sepolto.
 


Quindi, quale augurio può essere peggiore di Puozze sculà…? Ma le catacombe di San Gaudioso meritano di essere visitate per molti altri motivi. Sono infatti le seconde a Napoli per ampiezza dopo quelle di San Gennaro e al loro interno si trova la tomba di San Gaudioso,  il vescovo africano (era di Abitine, città della Tunisia) che non volle convertirsi quando il suo Paese fu invaso dai Vandali e fu perciò spedito in mare su di una barca senza remi e senza vela. O almeno così si racconta. Tra il 451 e il 453 morì e fu sepolto nell’area cimiteriale extra moenia, cioè alla Sanità, e il luogo divenne oggetto di culto. Il cimitero sotterraneo fu poi abbandonato durante il basso medio evo a causa delle frequenti frane e invasioni del fango, per essere infine utilizzato nel Seicento, quindi dopo l’edificazione del quartiere, come luogo di sepoltura dei nobili.

All’interno delle catacombe si trovano la tomba di San Gaudioso ornata da affreschi e mosaici del V e VI secolo con le immagine del pesce, dell'agnello e della la vite con i tralci particolarmente diffusi all’alba del cristianesimo. Da non perdere anche l'affresco di Pascenzio del V-VI secolo e le sepolture seicentesche dei nobili. Degli appartenenti alle “classi alte”  si conservava il teschio e si dipingeva il corpo: una tecnica molto particolare utilizzata da Giovanni Balducci, che dopo aver dipinto le catacombe chiese come pagamento di essere sepolto anche lui a San Gaudioso. In uno degli affreschi si nota una livella che avrebbe ispirato la poesia del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, che nacque alla Sanità e che spesso vi ritornò.

 A San Gaudioso fu anche ritrovata la più antica madonna bizantina della Campania,  la Madonna col Bambino tra due Santi Vescovi , realizzato nella seconda metà del IX secolo. L'affresco è rimasto a lungo nascosto  da un dipinto ottocentesco raffigurante San Gennaro, è stato riscoperto casualmente nel 1991 e infine restaurato nel 2011. Adesso si trova nella chiesa di Santa Maria alla Sanità, ma a maggio dovrebbe tornare a San Gaudioso.
Il recupero del prezioso dipinto è avvenuto grazie alla campagna di adozione dei restauri al Rione Sanità, Teniamo in Vita il Passato, alla quale hanno partecipato privati, enti ed associazioni: un’iniziativa che si muove all’interno del progetto di recupero del rione.
 
Le catacombe sono aperte dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17, le visite guidate partono ogni ora. La domenica si chiude alle 14. Il biglietto intero costa 9 euro, ma sono previste una serie di riduzioni. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.catacombedinapoli.it
 
 
 
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