Malasanità, dimesso dal pronto soccorso
muore: la lettera del figlio al ministro

Antonio Francolino
Antonio Francolino
di Antonio Caperna
Martedì 24 Gennaio 2017, 14:25 - Ultimo agg. 14:38
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REGGIO CALABRIA - Un dolore alla pancia nel pomeriggio e la visita alla guardia medica, poi subito al Pronto Soccorso, quindi 3 ore di attesa e le dimissioni alle 21. All’una e mezza l’arrivo dei paramedici che hanno constatato il decesso. Un nuovo caso di malasanità arriva questa volta da Tropea, dove domenica scorsa è morto Antonio Francolino.


«Intorno alle 17 ha iniziato ad accusare un forte dolore alla pancia – racconta il figlio Dario in una lettera aperta al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Tropea è entrato con un dolore diffuso tra petto e collo e l’hanno dimesso, non risolvendo il problema e non investigando sulle cause del suo malessere. E’ stato fatto un solo elettrocardiogramma, non ripetuto, che ha fatto emergere delle aritmie sinusoidali – prosegue - Dopo aver letto l’esito “anomalo” dell’elettrocardiogramma alle 21.01, alle 21.08 è stato dimesso dandogli come terapia una soluzione fisiologica e un farmaco anti ulcera. Mio padre è tornato a casa ancora accusando il dolore e all’una e 28 sono arrivati i paramedici allertati da mia madre che non hanno potuto far altro che constatarne il decesso». 

Tanti punti oscuri che hanno spinto i familiari dell’uomo, 76 anni insegnante in pensione, a sporgere denuncia alla Questura di Vibo Valentia che ha disposto l’autopsia, annullando i funerali già organizzati. «La guardia medica aveva firmato la lettera di decesso imputando la causa a un arresto cardiocircolatorio, che sappiamo essere la causa di quasi tutte le morti, e avviando così tutta la macchina organizzativa», sottolinea ancora il figlio Dario Francolino.

Da qui la richiesta al Ministro Lorenzin: «Come può una persona che si sente male alle 17 del pomeriggio dopo che si è affidata alle cure di un ospedale morire da solo a casa 7 ore dopo?
Mio padre non era cardiopatico, mi si può dire che tutto può succedere all’improvviso e va bene, ci credo ma mio padre ha avuto 7 ore di sofferenza e dei sintomi evidenti. Non posso accettare che mio padre non sia stato tenuto in osservazione quella notte e sia stato mandato a casa con una leggerezza e superficialità sconcertante. Dalle 21 alle 24 doveva stare in ospedale, se fosse rimasto lì probabilmente si sarebbe salvato, o forse no, ma non lo sapremo mai.

Io non ho nessuna prova che lui sia morto per inefficienza o negligenza dell’Ospedale di Tropea so, però, che in questo ospedale non è stato rispettato un protocollo per cui se hai una sintomatologia devi essere monitorato e tenuto sotto controllo. Qualunque cosa sia successa quella notte e perchè sia stata presa la decisione di non ricoverare mio padre deve essere spiegata. Questo per onorare la persona di mio padre, che era una persona seria, che aveva scelto di tornare a vivere in Calabria perché aveva fiducia nella Calabria e nei calabresi e invece questa fiducia è stata tradita».

Quindi la richiesta finale per un impegno delle Istituzione e «che lei Ministro faccia intervenire gli ispettori del Ministero della Sanità presso la struttura del pronto soccorso di Tropea, perché possano supportare l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine per accertare la verità».
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