Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la vittima, nell'estate del 2013, ha iniziato una relazione sentimentale con uno dei ragazzi del «branco» che, approfittando della sua fragilità l'ha costretta ad assecondare tutte le sue richieste, costringendola ad avere rapporti sessuale con un numero sempre maggiore di suoi amici. Secondo gli investigatori, tra la fine del 2013 e gli inizi del 2015, gli arrestati hanno più volte abusato sessualmente, anche in gruppo, della ragazza. La vittima, la cui vita è stata caratterizzata da un perdurante e grave stato d'ansia che l'ha costretta anche a mutare le proprie abitudini, nel periodo degli abusi era completamente soggiogata al «branco». I ragazzi, infatti, l'avrebbero minacciata di divulgare alcune sue foto intime e di rivelare le sue «nefandezze» ai genitori. Una minaccia implicita, secondo i carabinieri, è stata costituita dal fatto che uno degli arrestati Giovanni Iamonte, di 30 anni, è il figlio di Remingo, attualmente detenuto, ritenuto il capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta operante a Melito. Il gruppo si è anche reso protagonista di una spedizione punitiva nei confronti di un giovane con il quale la ragazza aveva allacciato una normale relazione sentimentale allo scopo di allontanarlo e «riappropriarsi» della ragazza.
Al termine delle indagini, i carabinieri hanno arrestato e portato in carcere, oltre a Iamonte, Daniele Benedetto (21), entrambi già noti alle forze dell'ordine; Pasquale Principato (22), Michele Nucera (22), Davide Schimizzi (22), Lorenzo Tripodi (21) Antonio Verduci (22).
Un diciottenne che all'epoca dei fatti era minorenne, G.G., è stato portato in una comunità. Domenico Mario Pitasi, infine, è stato raggiunto dalla misura dell'obbligo di presentazione quotidiano alla Pg essendo accusato solo di favoreggiamento personale.