Tre morti e le opere di Telesio
distrutte: «Tragedia annunciata»

Tre morti e le opere di Telesio distrutte: «Tragedia annunciata»
di Serafina Morelli
Sabato 19 Agosto 2017, 17:08 - Ultimo agg. 20 Agosto, 18:39
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Le fiamme hanno portato via tutto: tre vite distrutte e mezzo millennio di storia andato in fumo. L’incendio che ha devastato un appartamento nel centro storico di Cosenza viene spento con difficoltà: i vigli del fuoco lavorano senza soste da ieri pomeriggio e solo in tarda mattinata sono iniziate le operazioni per il recupero dei corpi. L’odore acre si avverte ancora in molte parti della città, invade i vicoli di corso Telesio e la poca gente rimasta in città osserva con rabbia quello che molti abitanti della città vecchia definiscono «una tragedia annunciata».

C’è rabbia, Cosenza oggi piange Antonio Noce, suo nipote Roberto Golia e la compagna Serafina Speranza. «Erano conosciuti da tutti – raccontano i residenti – affetti da problemi di disagio mentale, vivevano in condizioni disagiate. A volte non mancavano le risse, spesso con chi li pendeva in giro. Avevano bisogno di assistenza, ma a parte qualche trattamento sanitario obbligatorio nessuno si è mai occupato di loro». Afferma il vescovo di Cosenza-Bisignano, Francesco Nolè: «I tre che avevano contatto continuo con le strutture pastorali della Caritas e di Casa Nostra erano persone conosciute dagli operatori pastorali e nella vicina parrocchia della Cattedrale. Tali terribili eventi evidenziano come la sicurezza deve essere al primo posto nelle abitazioni, soprattutto nel centro storico, e la Chiesa cosentina auspica che nelle situazioni di difficoltà le istituzioni insieme si adoperino in maniera preventiva, per quanto possibile, per la salute dei cittadini e la dignità delle famiglie». 

Ma l’incendio si è propagato anche a Palazzo Campagna, residenza storica dei Ruggi d’Aragona, dove erano custoditi libri, opere, pergamene originali, dipinti dal valore inestimabile. La biblioteca della famiglia Bilotti è andata distrutta: la prima stampa del "De rerum natura iuxta propria principia" del filosofo Bernardino Telesio è diventata ormai cenere, così come i manoscritti di Quattromani, Parrasio, le lettere di Paolo Bombini, che aveva un carteggio con Galileo, i ritratti di tutti gli umanisti che hanno reso famosa Cosenza nel Cinquecento.

«La biblioteca – spiega Roberto Bilotti, guardando le finestre distrutte dalle fiamme - era nella torre del 1100 che era l’antico campanile del Duomo, crollato nel 1200 dopo il terremoto e inglobata successivamente nel palazzo. Se si fosse intervenuti prima, se si fosse proceduto allo sgombero coattivo del palazzo e si fosse affidata questa gente ai servizi sociali oggi non avremmo avuto la perdita di tre persone che non erano in grado di tutelarsi e di mezzo millennio di storia. Ho denunciato tutto alla Procura ben otto anni fa, sia per rivendicare il mio diritto alla proprietà visto che avevano occupato abusivamente un ammezzato, sia per segnalare il pericolo: di inverno accendevano fuochi per riscaldarsi, infatti gli infissi erano tutti anneriti e bruciacchiati». Bilotti insiste: «Se la Procura avesse fatto il suo lavoro tutto ciò non sarebbe successo. Oggi paghiamo le conseguenze di questa inerzia».

Intanto la Procura di Cosenza ha avviato un’inchiesta sull’incendio. Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, presente sul luogo della tragedia, ha proclamato il lutto cittadino per lunedì mattina. 
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