L’amante Sla e la vita senza parole

antonio
antonio
di Fabio Mencocco
Sabato 24 Giugno 2017, 08:13
2 Minuti di Lettura
CASERTA - Un diario, un libro che è la voce di chi «non ha più voce». Il secondo testo scritto da Antonio Tessitore, da 14 anni affetto da Sla, ha suscitato di nuovo ammirazione e sostegno nei confronti del 40enne di Villa Literno che nonostante la malattia continua a combattere. Il libro, intitolato «La mia vita senza parole», è stato presentato ieri alla Camera di Commercio di Napoli, alla presenza del governatore Vincenzo De Luca, del sindaco Luigi De Magistris, dello pneumologo Giuseppe Fiorentino, della neurologa Maria Rosaria Monsurrò e con i contributi, tra gli altri, del presidente dell’Ordine dei giornalisti Ottavio Lucarelli.
Il volume segue «Ogni volta che chiudo gli occhi», scritto in collaborazione con il giornalista Pietro Cuccaro. Il primo libro ha fatto accendere i riflettori su Tessitore, già attivo da tempo nel campo del volontariato come esponente dell’associazione Aisla, ma che ha saputo rimettersi in gioco mettendo a nudo le sue paure, quelle di «un leone nella gabbia della Sla», come lui stesso ama definirsi. Nel nuovo lavoro, edito da Pironti editore, Antonio racconta la sua vita fatta di piccoli, grandi passi segnati da chi non si arrende e continua a lottare, così come scritto nella presentazione del libro: «È la cronaca di un viaggio a cui Antonio ha cercato e voluto dare un senso, per se stesso e per tutti gli ammalati di Sla». Una malattia terribile con cui lo scrittore, che si esprime con un computer che legge le indicazioni dettate dagli occhi, convive e che definisce «la mia amante». «La nostra – viene scritto in un passaggio - è una grande storia di amore e di odio. Amore da parte sua, visto che non mi lascia mai. Odio da parte mia, proprio perché non mi lascia mai». Nonostante tutto la voglia andare avanti resta intatta, non è un caso che durante il discorso di presentazione Antonio abbia concluso dicendo: «La vita è bella e va vissuta e il meglio deve ancora venire».
© RIPRODUZIONE RISERVATA