Ex Caserma Andolfato, si riapre lo scontro sui migranti

Ex Caserma Andolfato, si riapre lo scontro sui migranti
Sabato 13 Maggio 2017, 08:09
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Santa Maria Capua Vetere - Da «Cie» a «Cpr», Centri permanenti per i rimpatri. Cambia la forma ma la sostanza resta la stessa: nei termini della gestione dei migranti il piano del Viminale, comunicato soltanto qualche giorno fa, ha individuato 11 siti in Italia che dovranno ospitare le persone che non hanno diritto a rimanere sul territorio nazionale in attesa di essere rimpatriate. La lista annovera, come unico sito in Campania, anche la ex caserma «Ezio Andolfato» a Santa Maria Capua Vetere che, soltanto nel 2011, è finita sotto i riflettori per la mancata tutela dei diritti umani dei 220 tunisini che vi furono accolti. Allora l’ex Andolfato era identificata come «Cie», appunto Centro di identificazione ed espulsione, e numerose furono le denunce presentate per violazione appunto dei diritti umani. Attualmente, secondo la stima del Viminale, si parla di 1100 persone che, su scala nazionale, dovranno essere accolte nei siti individuati, ma il numero tenderà probabilmente a salire nei prossimi mesi.  Ci si aspetta quindi che, anche a Santa Maria Capua Vetere, dovranno essere ospitate, in attesa di essere rimpatriate, circa un centinaio di persone. Le strutture dovranno farsi trovare pronte entro il mese di luglio e le comunicazioni, a quanto pare, verranno diramate alle Regioni o, come nel caso dell’ex caserma Andolfato, alle Prefetture territorialmente competenti. Al momento manca ancora una comunicazione ufficiale in tal senso ma, soprattutto in memoria di quanto accaduto nel 2011, le istituzioni locali hanno assunto i primi provvedimenti. Il tema, infatti, sarà affrontato anche dall’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere che ha provveduto a convocare per inizio settimana, come deciso dalla maggioranza consiliare, una conferenza dei capigruppo al fine di concordare, con l’intero consiglio comunale, un ordine del giorno «a tutela - si legge nella nota del Comune - della città di Santa Maria Capua Vetere». «L’amministrazione ha dimostrato e sta continuando a dimostrare grande attenzione e sensibilità rispetto ai temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione, come si evince anche dal progetto Sprar, rinnovato dal nostro Ente e finanziato dal Ministero dell’Interno, finalizzato alla seconda accoglienza degli immigrati. In merito però alla individuazione della ex caserma Andolfato come CPR - ha dichiarato il sindaco Antonio Mirra - riteniamo necessario evidenziare le molteplici perplessità sulla scelta e sull’adeguatezza di un’area situata nella immediatezza del centro abitato, confinante con una struttura carceraria di massima sicurezza, a pochi passi dai principali attrattori turistici e soprattutto in un territorio che già sconta un grave vulnus in termini di sicurezza derivante dalla mancanza di risorse umane sia per quanto riguarda i carabinieri che il locale commissariato di polizia. Ricordiamo infine che si tratta di un’area che, già nel recente passato, si è dimostrata assolutamente inadeguata, pericolosa e inidonea a tutelare anche la dignità umana delle persone ivi ospitate».  A distanza di sei anni, quindi, la questione torna in auge e nonostante sia mutata la «forma», con il passaggio da «Cie» a «Cpr», restano tante le preoccupazioni sia in merito alle capacità dei singoli territori di gestire l’emergenza migranti che principalmente in merito alla natura delle strutture rispetto alle quali diverse associazioni umanitarie ne hanno reiteratamente chiesto la totale chiusura. Il tutto in un momento in cui, con 43.245 arrivi via mare nei primi mesi del 2017, in Italia è stato registrato un aumento del 38,54% di migranti rispetto allo scorso anno.
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