Appaltopoli, la senatrice Rossi non va in Procura: «Legittimo impedimento»

Appaltopoli, la senatrice Rossi non va in Procura: «Legittimo impedimento»
di Marilù Musto
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 08:10 - Ultimo agg. 09:08
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CASERTA - Ha opposto il legittimo impedimento per un impegno parlamentare Maria Rosaria Rossi, senatrice del cerchio magico di Silvio Berlusconi «licenziata» a giugno dai vecchi uomini di azienda e fedelissimi dell’ex premier. La Rossi, matesina, era attesa ieri mattina a Santa Maria Capua Vetere nell’ufficio del procuratore Maria Antonietta Troncone e dei sostituti Giorgia De Ponte e Alessandro Di Vico per essere ascoltata come persona informata dei fatti nell’ambito dell’inchiesta «Assopigliatutto». Indagine classica, alla vecchia maniera: racconta di presunte tangenti, mascherate da «favori», che imprenditori e faccendieri del settore rifiuti avrebbero fornito ai politici pur di assicurarsi un «osso» negli appalti nei comuni di Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove. Non è un caso che in manette fosse finito, a settembre, l’ex presidente della Provincia di Caserta, Angelo Di Costanzo (Fi), l’ex sindaco di Piedimonte, Vincenzo Cappello (Pd) e l’ex primo cittadino di Casagiove, Elpidio Russo. I primi due hanno ottenuto la revoca della misura cautelare con osservazioni più blande da rispettare. Russo, invece, è libero.

Cosa c’entri la Rossi con un giro di mazzette nella piccola provincia di Caserta è subito spiegato: tra le pieghe dell’inchiesta spunta il nome del fratello della senatrice di Forza Italia, tirato in ballo da un non meglio specificato informatore della guardia di finanza e dei carabinieri di Caserta. Ebbene, l’informatore, ascoltato negli uffici delle fiamme gialle, ha rivelato che la nomina a presidente della Provincia di Angelo Di Costanzo sarebbe stata caldeggiata dalla Rossi anche per estinguere un vecchio debito che il fratello aveva con Di Costanzo. Pura ipotesi.
La Procura, però, vuole vederci chiaro. L’interrogatorio della Rossi sarebbe servito proprio ad archiviare o smentire il dato. I fatti raccontati dall’informatore-chiave, però, sono piuttosto circoscritti: ci sarebbe stata la volontà di anteporre gli affari personali interni alla famiglia Rossi a quelli pubblici. La nomina Di Costanzo, politico forte nell’alto casertano, come presidente dell’Ente Provincia sarebbe avvenuta proprio quando la Rossi era stata nominata da Berlusconi a Caserta commissario straordinario del partito. Coincidenze, certo. Ma la voce dell’informatore non ha trovato sconfessioni. E bisognerà attendere per avere nero su bianco la dichiarazione della Rossi che demolisce il quadro. Ieri, il legittimo impedimento in Senato era rappresentato dall’audizione in Commissione Agricoltura del capo dipartimento delle politiche europee e internazionali e del direttore generale del ministero dello Sviluppo: impegno improrogabile. Anche perché la Rossi è membro della Commissione. I pm di Santa Maria Capua Vetere dovranno aspettare. Lei non è indagata e il suo nome non comparirebbe nell’ordinanza del gip Ivana Salvatore, ma solo negli atti consegnati dalla Procura agli avvocati difensori degli indagati all’indomani degli arresti. E come se i guai non fossero già tanti, la Rossi dovrà comparire in aula come imputata nel processo stralcio Ruby ter accusata di falsa testimonianza assieme ad alcune olgettine che frequentavano la villa di Berlusconi ad Arcore.

Per lunedì, invece, è previsto l’incidente probatorio, a Santa Maria, sui telefoni cellulari sequestrati dalla Procura a Di Costanzo e agli indagati alla presenza del perito nominato dalla Troncone, Querceto, e dei consulenti di parte.
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