Area di crisi, a rischio 1300 posti di lavoro

Area di crisi, a rischio 1300 posti di lavoro
di Enzo Mulieri
Lunedì 25 Luglio 2016, 08:43
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CASERTA - Saranno il ministero del Welfare e la Regione Campania i referenti istituzionali che in settimana saranno chiamati a individuare una possibile «exit strategy» per i circa 1300 lavoratori del bacino di crisi industriale di Caserta, in massima parte tagliati fuori da possibili azioni di riqualificazione e reinserimento nel tessuto produttivo. ll primo appuntamento è previsto al ministero per mercoledì 27 su input della parlamentare del Pd Camilla Sgambato, allo scopo di studiare con il governo una manovra di salvataggio per quelle maestranze di siti dismessi (Ixfin ,Formenti, Siltal tra gli altri) che sono rimaste escluse da ogni riconoscimento di tipo salariale, con pesanti ripercussioni sul reddito di tante famiglie. Una situazione di gravissima sofferenza, la loro, che parte da lontano trovando origine e motivazione dalle determinazioni adottate sin dal 2014 dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti nell’ambito di un disegno di riforma complessiva degli ammortizzatori sociali. All’appuntamento di mercoledì prossimo non mancheranno certamente le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil, oltre alle organizzazioni dei metalmeccanici. «Il problema a monte è di un’iniquità assoluta in termini di principio - ha osservato Antonello Accurso, segretario provinciale della Uilm - bisogna evitare assolutamente una discriminazione che divida i lavoratori all’interno della stessa azienda e che si possa basare su criteri affatto oggettivi ma soggettivi». Tra l’altro, secondo le ultime disposizioni, a essere accompagnati alle procedure di riqualificazione annunciate dalla Regione sarebbero soltanto coloro che hanno beneficiato della mobilità in deroga dal 2014 e che hanno visto riconosciuto il requisito anche per gli anni successivi, con i relativi trattamenti economici. Per tutti gli altri (la percentuale si aggira intorno al 70%) il licenziamento non avrebbe altri sbocchi operativi. «La cosa inammissibile è che tanta disparità verrebbe a configurarsi tra i lavoratori della stessa azienda - denuncia Accurso - con una penalizzazione ancor più forte che colpirà le maestranze che hanno superato i 50 anni d’età». Un’incongruenza che le parti sociali non hanno mai accettato, come d’altra parte è stato testimoniato durante le numerose manifestazioni di protesta a Napoli, a Caserta e che solo un intervento a livello ministeriale sarebbe in grado di modificare.

Le coperture finanziarie per correggere il tiro ci sarebbero, come sostengono a Roma, ma il percorso resta sempre a ostacoli anche per interferenze di natura burocratica. Di qui la richiesta di una verifica urgente da parte del rappresentante di Sel, Scotto, degli stessi consiglieri regionali del Movimento 5 stelle a difesa dei 1300 addetti del bacino. Una richiesta cui dovrebbe corrispondere in massima parte il tavolo convocato in Regione per venerdì 29 e che sarà presieduto dagli assessori al Lavoro e alle Attività produttive, Sonia Palmeri ed Amedeo Lepore. «Noi speriamo che vengano fuori decisioni concrete e che non venga riproposta una tattica già conosciuta - ha avvertito Massimiliano Guglielmi della Fiom - quella del rinvio».

Forti le aspettative anche da parte della Cisl: «La questione di fondo è un’altra - mette in chiaro Giovanni Letizia, segretario provinciale della confederazione - perché governo e Regione debbono tornare a discutere in modo unitario su problematiche cosi drammatiche e che hanno ricadute importanti sul piano della coesione sociale. Per questo è indispensabile una presenza autorevole della Regione a Roma, in modo da dare concretezza e certezza agli impegni assunti. Qui si tratta di dare uniformità ai provvedimenti sulla base di accordi già sottoscritti, bisogna evitare politiche che prevedano interventi differenti, con due pesi e due misure».
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