Il giovane Salvatore, come il fratello Camillo alcuni anni fa, e come le loro madri e le zie, secondo una tipica modalità di gestione familiare del clan, ha preso in mano le redini dell'organizzazione, ma è stato scoperto, arrestato e condannato.
L'indagine è stato condotta dal pm della DDa di Napoli Luigi Lanfolfi, presente in aula. I fatti risalgono al dicembre scorso, quando Salvatore Belforte coinvolse anche lo zio Benito, che ha un'impresa edile, nelle sue attività illecite, in particolare nella raccolta delle estorsioni natalizie. I due ottennero una tangente da alcune migliaia di euro dai titolari dell'impresa di pompe funebri Cerreto, di Marcianise. Molti collaboratori di giustizia hanno indicato l'imprenditore vittima come soggetto che negli anni, pur di stare tranquillo, ha sempre pagato il pizzo sia agli emissari dei Belforte che a quelli del clan rivale, ormai smantellato, dei Piccolo. Per l'estorsione Salvatore e lo zio Benito sono stati arrestati nell'aprile scorso, scegliendo poi la via dell'abbreviato per ottenere una sconto di pena. Salvatore era stato arrestato anche nel gennaio scorso insieme alla madre Maria Buttone, moglie del boss, e alla compagna Alessandra Golino; in quell'occasione è emerso che il 32enne Salvatore si sarebbe più volte recato dagli imprenditori vittime del racket per chiedere la tangente con il figlio di tre anni.