Si pente Misso: era il «braccio armato» del clan Schiavone. Pista per svelare i nomi dei nuovi boss

Giuseppe Misso del clan casalesi
Giuseppe Misso del clan casalesi
di Marilù Musto
Domenica 26 Giugno 2016, 08:00 - Ultimo agg. 15:36
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Casal di Principe. «Presidente, voglio collaborare con la giustizia, mi allontano dal clan». Le parole del sicario del clan dei Casalesi pronunciate in corte di Assise di Appello a Napoli, giovedì, hanno fatto calare il silenzio in aula. Giuseppe Misso, fedelissimo del gruppo Schiavone, ha confessato al giudice della seconda sezione penale Elvira Capecelatro e a tutti i presenti in aula, di voler svelare i segreti della camorra casalese ai magistrati della procura Antimafia di Napoli. Misso ha già scritto una lettera ai pubblici ministeri della Dda; ieri, la famiglia del nuovo pentito, moglie e due figlie, è stata allontanata dal suo paese, San Cipriano d’Aversa per raggiungere una località protetta. Nel primo manoscritto consegnato ai magistrati potrebbero esserci già i nomi delle nuove leve della camorra. Perché il clan non è ancora sconfitto del tutto e i «giovani» potrebbero riappropriarsi dell’agro aversano.

Avrà molto da raccontare Misso, vicino al capozona Nicola Panaro, ex gregario di Francesco Schiavone «Cicciariello». Nel tempo, per gli inquirenti è diventato il «braccio armato» di uno dei figli di Francesco Schiavone Sandokan, Carmine. Gli inquirenti pensano che sia stato lui a rimpiazzare il secondogenito del boss nella guida del cartello criminale quando Carmine, nel gennaio di tre anni fa, venne arrestato. Ora, potrebbe svelare particolari sulle connivenze con politici e imprenditori, ma soprattutto potrebbe dare una versione diversa rispetto a quella fornita ai magistrati dall’ex boss Antonio Iovine, di San Cipriano d’Aversa anche lui. 
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