Caserta. Spaccio di cocaina nella caserma e drug test modificati, arrestati quattro bersaglieri

Caserta. Spaccio di cocaina nella caserma e drug test modificati, arrestati quattro bersaglieri
di Mary Liguori
Lunedì 4 Aprile 2016, 11:17 - Ultimo agg. 15:16
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Vendevano cocaina ai propri commilitoni e corrompevano gli assistenti sanitari per fare in modo che i loro “clienti” passassero i drug test impunemente.

Le dosi e i campioni di urina venivano ordinati via Whatsapp e i messaggi che si sono scambiati costituiscono l'ossatura dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal gip Corinne Forte su richiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere.

Un bersagliere è finito in carcere, tre sono ai domiciliari e un quinto militare è stato colpito dal divieto di dimora: è questo il bilancio dell'operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Maddaloni questa notte. Indagini alle quali hanno collaborato attivamente i vertici della caserma dell'Esercito finita al centro della bufera.

Luigi Santonastaso (l'unico in carcere), Roberta Rossini, Luigi Belvedere e Patrizio Caserta (ai domiciliari) erano in servizio all'VIII Brigata Bersaglieri di Caserta (Patrizio Caserta di recente era stato invece trasferito al Reggimento trasporti Flamimia, a Roma). 
I fatti contestati, e inquadrati in un periodo di tempo che va dal 2013 al marzo del 2015, si sarebbero svolti tra le mura della caserma «Garibaldi» di Caserta: qui gli indagati avrebbero messo su un giro di spaccio che ha coinvolto, in qualità di acquirenti, diversi commilitori e, in vesti di “fornitori”, altri militari che mettevano a disposizione campioni di urina da usare per evitare che coloro che facevano uso di droga risultassero positivi agli esami tossicologici cui, periodicamente, i militari vengono sottoposti. Il «servizio» veniva ripagato con somme di 200 euro ma anche con dosi di droga.

Tra coloro che si sarebbero prestati al gioco delle provette, Lello Giove, il quinto bersagliere coinvolto: per lui è scattato il divieto di dimora nella provincia di Caserta.

In altre occasioni, sempre stando a quanto appurato dagli inquirenti, gli indagati intervenivano direttamente presso il laboratorio di analisi di Caserta dove i risultati dei drug test venivano modificati.

Secondo quanto accertato dal pool inquirente diretto dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, era il caporal maggiore Luigi Santonastaso a “coordinare” il gruppo. Con lui, la compagna, Roberta Rossini, originaria di Agnone, militare in ferma provvisoria per quattro anni.

Stando a quanto appurato dai carabinieri diretti dal capitano Pasquale Puca, la droga che i bersaglieri rimettevano in circolo provenivano da alcuni «grossisti» di Caivano e Maddaloni.

Altre cinque persone sono infatti state colpite questa mattina da avvisi di garanzia: si tratta di civili residenti tra Maddaloni e Trentola Ducenta. Sono accusati di avere spacciato droga per conto dei militari finiti in manette. In queste ore sono in corso perquisizioni nelle loro abitazioni.

Nell'arco di un mese, è la seconda indagine che vede la procura di Santa Maria Capua Vetere impegnata in un'attività che porta allo scoperto condotte criminali commesse da individui che ricoprono cariche “insospettabili”: a febbraio un cancelliere e un custode in servizio presso il tribunale di Santa Maria sono stati arrestati con l'accusa di essersi impossessati di sei chili di lingotti d'oro e di tredici chili di cocaina; i beni furono sottratti dal deposito del palazzo di giustizia.
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