Caserta. Colpi in villa, sgominata banda di albanesi: recuperato bottino da 50mila euro

Caserta. Colpi in villa, sgominata banda di albanesi: recuperato bottino da 50mila euro
di Mary Liguori
Sabato 26 Marzo 2016, 09:46
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Da Terni a Macerata Campana in poche ore, pronti a piazzare Rolex, gioielli, macchine fotografiche, argenteria: un bottino il cui valore supera i cinquantamila euro, merce che però non sono riusciti a riciclare perché, mentre erano intenti a dividersi gioielli e orologi, nel cortile di casa loro è arrivata la polizia.Sono stati arrestati tutti e sei i componenti della banda trovata in possesso della refurtiva trafugata durante tre colpi in villa avvenuti a Terni tra il 16 e il 20 marzo scorsi. Una media impressionante, la loro, ma i raid che sono contestati alla banda potrebbero essere solo alcuni di una serie ben più lunga.
 


La retata porta il sigillo della squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, ancora una volta fulminea nello stroncare le attività illecite che, come le statistiche confermano, sono quasi «esclusiva» della criminalità albanese. E infatti sono albanesi i sei uomini di età compresa tra i 22 e i 36 anni finiti in manette: si tratta dei fratelli Ervis, Armond e Kadri Manjani, e di Orhan Miftani, Adriatik Xheleshi e Gezim Suma. Colti, insomma, con le mani nel sacco, i sei sono ora rinchiusi in carcere, a Santa Maria Capua Vetere. Erano di ritorno dall'Umbria, quando gli uomini della Mobile li hanno pizzicati sul fatto. Hanno tentato di scappare, ma è stato tutto inutile. Dai controlli successivi è emerso che tutti e sei erano irregolari sul territorio nazionale e che due di loro erano già stati espulsi, e riaccompagnati in Albania, ma erano riusciti a rientrare in Italia.Subito dopo il loro fermo, poi convalidato dal gip, con la collaborazione dei carabinieri del Norm di Terni, la polizia di Caserta è riuscita a fare in modo che le vittime dei furti commessi in Umbria potessero visionare le foto della refurtiva: hanno riconosciuto i gioielli e gli orologi sottratti dalle loro abitazioni.Mancano però all'appello due pistole, una Smith&Wesson calibro 45 e una rivoltella Colt 357 magnum: sono state portate vie durante un furto messo a segno ai danni di un negoziante bolognese residente a Terni. Le armi si trovavano dentro una cassaforte che la banda ha sradicato dal muro e portato via con l'uso di una fiamma ossidrica. D'altronde, durante il blitz a Macerata Campania, insieme ai preziosi sono stati ritrovati anche due cannelli.La brillante operazione degli uomini di Tocco si inserisce in una serie di controlli a tappeto disposti dopo il colpo finito nel sangue a Villa Literno dove, nella notte tra domenica e lunedì scorsi, un meccanico ha sparato ai ladri che gli stavano svaligiando casa e ne ha ucciso uno.Ladri albanesi, secondo la procura di Napoli Nord, come il ladro morto dopo il colpo esploso dalla vittima. I due complici del bandito rimasto ucciso sono tutt'ora in fuga e la Mobile, assieme ai carabinieri di Casal di Principe, è impegnata in una caccia all'uomo senza frontiere.

In questi controlli sono incappati i sei albanesi arrestati e non è escluso che siano in qualche modo collegati agli autori del furto commesso a Villa Literno. Si indaga anche in questo senso, mentre nel Casertano c'è una stretta anche per le condotte negligenti che spesso consentono a balordi già schedati e espulsi di tornare a colpire. Nonostante i sei albanesi fossero tutti clandestini, infatti, hanno trovato una persona disposta a fittar loro un appartamento, la casa a Macerata Campania che era diventata la loro base. Il proprietario dell'immobile è stato denunciato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina oltre che per aver locato l'immobile senza alcun contratto.Le «disattenzioni» o il silenzio complice è spesso l'humus per chi commette un certo tipo di reato. I furti in villa con risvolti spesso violenti sono una piaga di numerose province d'Italia, tra le quali la stessa Caserta dove, nella primavera scorsa, la sorella del consigliere regionale, Giampiero Zinzi, è stata picchiata e torturata in casa sua da una banda di immigrati.

Ad aprire ai banditi, fu la colf della donna, una giovane kirghiza clandestina. Anche in quel caso, in poche settimane, fu la Mobile di Caserta a chiudere il cerchio e identificare i componenti della banda e le due basiste. Per tre di loro è in corso un processo.
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