Caserta, neonata morta:
undici indagati in ospedale

Caserta, neonata morta: undici indagati in ospedale
di Marilù Musto
Giovedì 25 Agosto 2016, 09:10 - Ultimo agg. 17:03
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«La visita ginecologica della mattina era andata bene, il battito cardiaco della bambina era normale, poi le cose sono precipitate e si è deciso di operare». A denti stretti, nel reparto Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Caserta, qualcuno, tra i corridoi asettici e i camici bianchi, parla di ciò che è successo giovedì scorso, quando Roberta, trent’anni e incinta al nono mese di gravidanza, è arrivata nell’ospedale civile di Caserta con le doglie. La sua bambina, però, è venuta alla luce morta il giorno dopo: qualcosa è andato storto durante la prima fase di travaglio e il taglio cesareo non è riuscito a salvare la vita alla piccola.

La morte della bambina sarebbe stata comunicata alle ore 22, 30 di venerdì 19 agosto ai genitori, Roberta e Fabio. Dopo un giorno e mezzo di dolori dovuti al travaglio. Questa, almeno, è la versione contenuta nella denuncia in Procura a Santa Maria Capua Vetere firmata dai genitori della neonata, residenti a Pietravairano, che ipotizzano un ritardo nella decisione dei medici di eseguire il taglio cesareo sulla povera Roberta.

L’ipotesi ha aperto la strada all’inchiesta nata sabato scorso da un primo esposto depositato ai carabinieri di Vairano Patenora e poi trasmesso all’ufficio inquirente di Santa Maria Capua Vetere. Undici gli indagati: quattro, tra medici e ostetriche, presenti in reparto il venerdì. E poi, sette dipendenti dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, tra camici bianchi e infermieri, una di appena 19 anni, in servizio il giorno precedente. Il fascicolo è poi finito nelle mani dei pubblici ministeri Giorgia De Ponte e Michele Caroppoli che ieri hanno investito due medici del ruolo di consulenti: dovranno eseguire l’autopsia sul corpo della piccola e la perizia sulla cartella clinica sequestrata nel reparto Ginecologia del presidio ospedaliero casertano. Lavoro importante, incarico di responsabilità. Dalle loro relazioni dovrà dipendere la sorte dei colleghi. I due tecnici nominati dalla De Ponte e da Caroppoli sono Luca Lepore e il professor Giuseppe Saggese, ginecologo.

I tre commissari dell’ospedale di Caserta, Leonardo Pace, Michele Ametta e Cinzia Guercio, non si sono espressi sulla vicenda, comunicando solo un’ informale «fiducia nell’operato dell’azienda ospedaliera». Pesante l’accusa che potrebbe essere mossa nei confronti dei ginecologi e delle ostetriche: omicidio colposo commesso per negligenza e imperizia. Ma non è la prima volta che l’ospedale affronta un’inchiesta. Dieci anni fa, un medico esperto di Caserta, era stato iscritto nel registro degli indagati per lo stesso reato, venendo però assolto dai giudici. La ginecologa venne condannata solo per aver manomesso la cartella clinica. Nel caso della piccola Francesca, la ricerca della verità è solo all’inizio.

È possibile che la bimba sia stata soffocata dal cordone ombelicale. Nella fase del travaglio, il cordone potrebbe aver stretto il collo della piccola che tentava di venire alla luce con parto indotto in maniera naturale. Manovre, spinte, dolori: il parto era difficile da portare a termine, per Roberta. Soprattutto dopo aver affrontato una gravidanza a rischio. E poi, il terzo tracciato aveva messo in luce una sofferenza del feto. Perché si è atteso prima di operare? Tra consulti e cambi di turno dei medici, la sera del venerdì si è deciso di sottoporre a intervento chirurgico la mamma, con un taglio cesareo. Roberta aveva sempre sognato il momento esatto in cui avrebbe ascoltato il vagito della sua prima figlia, ma la bimba, quando è uscita fuori dal suo grembo, non ha pianto. Si è disperata, Roberta. Piangendo notte e giorno. In queste ore sta solo cercando di bloccare il latte dai suoi seni che la sua piccola non berrà.
 

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