Caserta, schiaffo alla riforma
il «no» sfonda il muro del 70%

Caserta, schiaffo alla riforma il «no» sfonda il muro del 70%
di Lorenzo Iuliano
Lunedì 5 Dicembre 2016, 08:02 - Ultimo agg. 13:40
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Caserta boccia la riforma Renzi, «grida» il suo no al referendum e non crede alle promesse del governo di poter cambiare il Paese. Il voto mette Terra di Lavoro in linea sul treno dell'Italia che dice no. Il boom dell'affluenza contagia anche il casertano, ma solo a macchia di leopardo. È la conferma di un'attesa riposta nella sfida referendaria, che va ben oltre il quesito e sembra risvegliare la passione civile.


Storicamente la consultazione referendaria non ha mai appassionato la provincia, ma stavolta la martellante campagna e l'innalzamento del livello di scontro ha convinto tanti a recarsi alle urne. Senza eccessi o record anche sin questo caso. L'affluenza infatti raggiunge il dato definitivo del 59,3% e si tratta del penultimo risultato campano, fa peggio solo Napoli. Sin dai primi dati, la vittoria del no si è annunciata schiacciante: dopo le prime sezioni scrutinate ben il 70% era contrario, mentre il sì toccava appena il 30%. Più di due casertani su tre hanno respinto la proposta riformatrice di Renzi. Stavolta da qui arriva uno stop chiarissimo, netto. Nessuna decisione risicata e non c'è stato bisogno di alcun rush finale. La stroncatura c'è e riguarda tutti i 104 comuni della provincia. I veleni hanno così lasciato posto alla volontà popolare. Il voto ha messo fine a una campagna dai toni durissimi nel Paese, di cui però in provincia di Caserta sembrava giungere solo l'eco, nonostante la visita di quasi tutti i big delle ragioni del sì e del no, a partire dal presidente del consiglio Matteo Renzi.


L'effetto non si è sentito affatto, visto che dopo 161 sezioni e poi a 205 su 928 scrutinate il risultato restava di fatto invariato rispetto all'inizio, inchiodato a un 69,70% del no contro il 30,30% del sì. E addirittura alla fine il no ha sfondato il muro del 70% (71,69%) con il sì bloccato al 28,31%. In termini di voti assoluti significa 300.850 contrari e 118.782 favorevoli. Il capoluogo raggiunge il 65,75% del fronte dei contrari (34,25% il sì), ad Aversa si sale addirittura al 71% contro il 29%; a Maddaloni finisce 69,4% contro 30,6%; a Marcianise 71,92% contro il 28%. Il record spetta a Casal di Principe con l'81,5% del no e a Frignano con l'80,53% del no e appena il 19,47% del sì.


La giornata era partita in sordina tanto che alla prima rilevazione dell'affluenza alle 12 la provincia di Caserta era fanalino di coda in Campania con appena il 14,21% (Benevento guidava con il 16,27%, media campana 15,12%). Forse complice la stupenda giornata di sole, i cittadini si sono riversati nelle urne solo nel pomeriggio, così alle 19 Terra di Lavoro con il 47,10% superava Napoli e di poco anche la media regionale del 46,44%. Nella geografia del voto c'è una cesura netta nell'interesse al referendum, tra l'alto casertano, che si dimostra molto reattivo, e l'area dell'agro aversano e del litorale, poco interessata al voto. I comuni peggiori sono, eccezion fatta per Fomicola e Letino, tutti nel basso casertano, ovvero Castel Volturno, Casapesenna, Casal di Principe, Frignano e San Cipriano. Vince sempre il no in modo inequivocabile ma in pochi si recano alle urne in quel fazzoletto di terra dalle forti contraddizioni e dove il vento della riforma non si è fatto sentire.


Mignano, Caianello, Marzano Appio e Piana di Monteverna invece sono al top della graduatoria della partecipazione popolare.
In generale i piccoli centri vanno meglio di quelli più grandi. Il capoluogo è sopra la media regionale e chiude al 66,09% di affluenza. Per quanto riguarda gli altri centri più significativi male Maddaloni, Marcianise e San Felice a Cancello. In linea con il resto della Campania c'è Aversa. Rispondono bene Santa Maria Capua Vetere e Teano, città delle onorevoli Sgambato e Picierno, entrambe sopra il 60 per cento. Ma nella città del foro il no trionfa con il 70,6% e a Teano con il 69,6%. Male Teverola, patria di Caputo e Graziano, ferma al 55,46% di partecipazione. Il risultato però non cambia ed è ovunque una bocciatura senza appello per la riforma. La macchina elettorale ha funzionato in tutti i 928 seggi totali, di cui 91 nel capoluogo. Ma i comuni hanno proceduto molto a rilento, tanto che alle 2 della notte di alcuni centri non era arrivato lo scrutinio nemmeno di una sola sezione. La task force messa in campo dalla prefettura è stata guidata dal viceprefetto Vincenzo Lubrano, dirigente dell'ufficio elettorale provinciale. La novità della vigilia era rappresentata dal cambio della sede di alcuni seggi in dieci comuni, in seguito alle verifiche di agibilità effettuate nei plessi a tutela della sicurezza dei cittadini. Per le strutture ritenute inagibili il prefetto di Caserta Arturo De Felice e la competente sottocommissione elettorale circondariale hanno disposto la delocalizzazione. Il sistema ha retto e anche il ricambio generazionale con tanti giovani presidenti di seggio insediatisi alla fine non ha creato casi particolari, solo troppi ritardi.
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