Caserta, restyling completato: nuova vita per la chiesa tanto cara a Vanvitelli

Sant'Elena liberata dalle impalcature, la riapertura per metà novembre

Sant'Elena
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Domenica 22 Ottobre 2023, 09:58
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Sembra completamente cambiato l'angolo che da piazza Gramsci introduce al cuore più antico di Caserta: la facciata della chiesetta di Sant'Elena, liberata dalle impalcature, dà, infatti, nuova luce alla zona e sembra invitare ad entrare nelle stradine che da quell'angolo si diramano. L'intervento di restauro e consolidamento statico dell'antica chiesa, è, ormai in dirittura d'arrivo e, presto, probabilmente entro la metà di novembre, la struttura potrà essere aperta e fruibile. Un bel risultato nell'anno in cui sono in corso le celebrazioni per il 250esimo anniversario della morte di Luigi Vanvitelli, l'architetto che a quella chiesetta, così vicina al cantiere della sua straordinaria opera e adiacente alla sua casa, era tanto legato. L'edificio sacro ha, peraltro, una lunga storia: il suo primo impianto, ovvero, l'aula delle assemblee è di epoca Seicentesca, il resto, invece, si fa risalire alla fine del Settecento.

Per anni chiusa, fu concessa in uso, per quasi 20 anni, all'Associazione di volontariato "Nero e non solo", che vi aveva la sede.

Quindi, l'associazione che, era stata un punto di riferimento per centinaia di persone migranti, fu costretta a lasciare l'edificio e a restituirlo alla Curia, che ne è proprietaria, perché erano, ormai necessari e indifferibili i lavori di restauro.

«L'intervento, cominciato poco più di un anno fa, a giugno 2022, ha avuto come scopo primario, il recupero dei valori storico - artistici ed architettonici dell'edificio, unitamente al miglioramento delle condizioni statiche, di benessere e salubrità ambientali, intesi come valorizzazione del bene nell'interesse della collettività, da restituire al patrimonio culturale», spiega il progettista e direttore dei lavori degli interventi di restauro e consolidamento statico, Dante Specchia. Il principio fondamentale che ha ispirato l'operazione restauro è stato quello della conservazione dei valori del passato, in rapporto con i concetti di memoria (individuale e collettiva) e di tradizione (della comunità).
«Con l'intervento si è tenuto a salvaguardare - dice Specchia - sia le parti che presentano valore artistico, sia quelle che costituiscono testimonianza storica. L'intento era, insomma, quello di stabilire quali delle diverse stratificazioni aggiunte nell'edificio nel corso degli anni, potessero essere realmente testimonianze di valore storico e quali fossero invece il risultato di una scelta accidentale. Nel corso dei lavori, si è stati, perciò, attenti a procedere senza alterare la distribuzione e l'aspetto originario dell'edificio».
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Si è, quindi, proceduto al restauro architettonico dell'intero corpo di fabbrica, ovvero, dell'aula delle assemblee, degli ambienti laterali minori situati al piano terra ed al primo piano coperti con volte a botte ed a crociera, del campanile ed il recupero della cripta. Il cantiere di restauro si è avvalso delle tecniche costruttive della tradizione napoletana, con l'integrazione di tecnologie innovative quali l'utilizzo delle fibre di vetro. «Abbiamo, inoltre, - spiega Specchia - ricostruito l'incannucciata del presbiterio che era stato fortemente danneggiato da un incendio, riportato alla luce la scala di accesso alla cripta chiusa e murata dai tempi dell'Editto di Saint-Cloud che, appunto, imponeva la sepoltura dei cadaveri fuori le mura e portato alla luce alcune epigrafi marmoree di famiglie aristocratiche e nobili locali, fra cui Vairo, Castagna, Di Lucca e Patturelli».
 

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