Cold case di camorra risolto dopo 20 anni,
la Dda chiede 4 ergastoli: c'è il boss Belforte

La scena del delitto Dallarino, avvenuto nel 1997 a Marcianise
La scena del delitto Dallarino, avvenuto nel 1997 a Marcianise
di Mary Liguori
Martedì 24 Gennaio 2017, 12:14 - Ultimo agg. 12:17
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Fine pena mai. Per il boss, Domenico Belforte, e per i presunti killer: Pasquale Cirillo, Vittorio Musone e Gennaro Buonanno. È la richiesta del pm Dda Luigi Landolfi avanzata ieri al gup di Napoli durante la requisitoria per l’omicidio di Pasquale Dallarino. Ha chiesto 4 ergastoli, il pm, per uno dei delitti più efferati della faida di Marcianise.
Dallarino fu ucciso il 17 luglio del 1997. I contorni dell’agguato sono stati ricostruiti dal superpentito Salvatore Belforte, che accusa il fratello, Domenico, di essere tornato in città quel giorno, violando l’obbligo di dimora nel Bergamasco, proprio per mettere la sua firma sull’omicidio di un parente dei boss rivali, i Piccolo.
Ieri, collegato in videoconferenza dal carcere di Sassari, dove si trova detenuto al 41bis, il boss Domenico Belforte ha chiesto di parlare. Ancora una volta, si è scagliato contro il pm, affermando che gli è stato negato il diritto alla difesa e che lui, con l’omicidio Dallarino, non c’entra nulla. Ha riferito che l’agguato fu opera di Vittorio Santonicola e Felice Napolitano detto «ciaravella». Nessuno dei due potrà difendersi perché sono entrambi morti.
Secondo la ricostruzione della Dda, fu invece lui, il boss, a sparare a Dallarino, mentre Cirillo guidava la moto. I due affiancarono la vittima, che era a bordo di una Peugeot, poi gli esplosero contro una raffica di colpi. Dallarino cercò di sottrarsi alla pioggia di piombo lanciandosi dal finestrino, ma purtroppo non ebbe scampo.
Secondo la procura Antimafia, Buonanno fece da specchiettista, mentre Vittorio Musone spiò i movimenti di Dallarino per agevolare la batteria di fuoco.
A fine mese, ci saranno le conclusioni della difesa (rappresentata, tra gli altri, dall’avvocato Angelo Raucci) e la sentenza. 
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