Casal di Principe, si commemora don Diana. Di Maio: «Ucciso di nuovo dal governo». Bindi: «È inopportuno»

Casal di Principe, si commemora don Diana. Di Maio: «Ucciso di nuovo dal governo». Bindi: «È inopportuno»
Sabato 19 Marzo 2016, 10:30 - Ultimo agg. 13:49
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«Oggi a Casal di Principe va in scena una passerella da parte degli ipocriti di governo. E' imbarazzante che si presentino qui per commemorare don Peppe Diana mentre a Roma bloccano lo stanziamento dei fondi per i familiari delle vittime della camorra; penso alla moglie e alla figlia dell'imprenditore Domenico Noviello (ucciso dai Casalesi nel 2008, ndr) che si sono visti bloccare i risarcimenti. Don Diana, purtroppo, è stato ucciso un'altra volta». E' quanto ha detto il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio, del Movimento Cinque Stelle, all'uscita del cimitero di Casal di Principe ( Caserta) dove ha deposto, sulla tomba di Don Peppe Diana, di cui oggi decorre il 22esimo anniversario dell'uccisione da parte dei Casalesi, una lettera dai toni molto duri contro il Governo Renzi. 

Pronta la replica da parte del presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi, in visita alla tomba di don Peppe Diana a Casal di Principe: «Non trovo assolutamente opportuno il comportamento di Di Maio che in qualità di importante rappresentante delle istituzioni, essendo vice presidente della Camera, si è dissociato dalle altre autorità visitando separatamente la tomba di don Diana, e rilasciando dichiarazioni che avrebbe dovuto fare nella sede adeguata per esercitare la funzione di controllo che spetta ad ogni parlamentare, che è il Parlamento e non la tomba di don Peppe».

La delegazione della Bindi, composta anche dai responsabili delle forze dell'ordine, dal sindaco Renato Natale, dal presidente di Libera don Luigi Ciotti e dal vescovo di Aversa Angelo Spinillo, ha visitato insieme con cittadini e scout la tomba del prete, e quella dell'imprenditore Domenico Noviello, alcuni minuti dopo Di Maio; quest'ultimo ha anche partecipato alla messa che si è tenuta alle 7.30 nella parrocchia di San Nicola di Bari, dove don Diana fu ucciso il 19 marzo del 1994.


«Siamo tutti debitori verso don Peppe Diana per la strada che ci ha indicato e perché ha dato la vita per tutti noi. Le mafie non sono ancora sconfitte, la battaglia è ancora lunga, per questo è giusto che oggi si diano appuntamento a Casal di Principe le istituzioni ma anche tanti giovani» ha proseguito la Bindi al cimitero. La sorella del sacerdote, Marisa Diana, ha parlato «di grande sofferenza per la morte di mio fratello ma anche di grandissimo orgoglio perché Peppe non è più solo un simbolo di Casal di Principe ma di tutta l'Italia». Il sindaco Renato Natale, 22 anni fa, era primo cittadino di Casale alla sua prima avventura amministrativa, che durò solo pochi mesi perché la camorra non lo voleva; il giorno dell'omicidio si inginocchiò davanti al cadavere di don Peppe e imprecò. «Oggi però - dice Natale, simbolo anticamorra, davanti alla tomba di don Peppe - non impreco più, ma prego e spero di continuarlo a fare perché questa città possa essere protagonista di un autentico cambiamento sull'insegnamento di Don Diana».

A partecipare all'evento, con la sua aria da «perenne» sognatore e con «un anno di ritardo», Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, artista siciliano noto per il film «La mafia uccide solo d'estate», che ha ricevuto oggi nel bene confiscato intitolato alla memoria del sacerdote ucciso dai Casalesi 22 anni fa il premio don Diana assegnatogli nel 2015; l'anno scorso non poté essere presente alla cerimonia di consegna. «Spesso - dice Pif alle decine di giovani presenti nel cortile del bene confiscato - mi chiedono se persone come Giovanni Falcone o don Peppe Diana sono morte inutilmente.
La mia risposta è 'dipenda da noì. Quindi, se apro un negozio e dico subito 'nò al pizzo, allora vuol dire che don Diana non è morto inutilmente. Ma in questo Paese non è facile essere e restare onesti». La giornalista messicana Daniela Rea Gomez, che nel proprio Paese scrive dei narcotrafficanti rischiando quotidianamente la vita, fa un parallelismo tra «il sacrificio di don Diana e quello di tanti preti messicani che sono spesso le uniche voci contro la violenza dei narcos, anche se qualcosa a livello governativo si sta muovendo». 
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