Napoli, uccisa dal marito in auto
«Le aveva già puntato l'arma in faccia»

Napoli, uccisa dal marito in auto «Le aveva già puntato l'arma in faccia»
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 20 Ottobre 2016, 10:26 - Ultimo agg. 19:12
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«Due settimane fa Carmine e Stefania hanno litigato e mia figlia mi ha detto: Non ce la faccio più. mi picchia, mi ha minacciato e più volte mi ha puntato in faccia una pistola»: Luigi Formicola racconta il calvario della figlia Stefania. Lei come ha reagito? «Io ho pensato ma questo non sta bene con la testa? Siamo andati dai carabinieri di San Marcellino per cautelarci. Io ho chiesto di indagare, di capire se esisteva veramente una pistola. Alla fine, però, non se ne è fatto niente». È finita così? «No. Qualche giorno dopo siamo andati dall'avvocato per fare avviare le pratiche della separazione, ma Carmine non si è arreso ancora». Che cosa è successo? «La settimana scorsa si è presentato da noi ancora una volta. E io ho chiamato i carabinieri. I militari lo hanno portato fuori di casa e gli hanno spiegato che poteva parlare con Stefania solo tramite l'avvocato». Sua figlia aveva paura? «Certo. Ha scritto anche una lettera a mia moglie. Una specie di testamento nel quale sottolineava. Se mi succede qualcosa i miei figli devono essere affidati ai miei genitori. Sapeva che sarebbe finita male, lui la massacrava di botte, per forza doveva finire male». Carmine ce l'aveva con l'intera famiglia di Stefania, aveva anche denunciato lei per minacce. Perché? «Certo, era infuriato con noi perché diceva che noi appoggiavamo la ragazza. Ma trovatemi una sola persona che non appoggi la figlia, non se la tenga cara, specialmente se viene maltrattata».

Stefania ieri notte aveva dormito da voi? «Certo. Però lei e il marito abitavano proprio nella casa di fronte alla nostra e io ieri sera mi sono accorto che le luci erano accese. Lo ho detto a Stefania che mi ha risposto Lasciamo perdere, andiamocene a letto». Cosa è successo ieri mattina? «Io non lo so, posso solo immaginarlo. Stefania è uscita alle 4,30, aveva appuntamento con dei colleghi per andare a lavorare. Probabilmente lui l' ha aspettata e l'ha minacciata per entrare in macchina. O forse le ha solo chiesto un passaggio. Certamente poi la ha uccisa». Come ha saputo che sua figlia era morta? «Alle 5,30 hanno chiamato dal posto di lavoro di Stefania e mi hanno detto che lei non era arrivata. Ho capito subito che era successo qualcosa di grave. Sono salito in auto e ho cominciato a setacciare l'Asse Mediano. L'avevo già percorso due volte quando mi ha telefonato mia moglie per dirmi che a casa erano arrivati i carabinieri. Hanno trovato due pistole regolarmente dichiarate: io lavoro come autista alla giunta regionale e per questo ho chiesto il porto d'armi». Voi avevate aperto un bar per Carmine: come è andata a finire? «Molto male, lui non riusciva a gestirlo e quindi siamo stati costretti a cedere l'esercizio. Ma già prima avevamo cercato il modo di offrigli l'opportunità di lavorare, anche con una bancarella. Ma non è servito a niente. Credetemi: io ho fatto di tutto per aiutare quel ragazzo: inutilmente».

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