Geografia giudiziaria, «pasticcio»
a Napoli Nord e a Santa Maria

Geografia giudiziaria, «pasticcio» a Napoli Nord e a Santa Maria
Geografia giudiziaria, «pasticcio» a Napoli Nord e a Santa Maria
di Marilù Musto
Martedì 12 Dicembre 2017, 05:15
3 Minuti di Lettura
Uno «scippo» al tribunale Napoli nord e l’altro a Santa Maria Capua Vetere. Il primo, più tecnico, è previsto nel progetto di legge del deputato Andrea Maestri che prevede di togliere la competenza territoriale del tribunale di Napoli nord sui comuni di Afragola, Arzano, Casavatore e Casoria.
Uno scorporo che «cancella» una fetta di lavoro per i magistrati in servizio nel distretto più importante della Campania: quello di Aversa, ufficialmente definito Napoli nord. La territorialità di quest’ultimo palazzo di giustizia, sulla cartina geografica, è quasi doppia rispetto alla fetta di cui si occupa il nevralgico palazzo di giustizia partenopeo. Se vanno via i quattro centri, rischia di essere «declassato» anche il tribunale di Napoli nord. E rischia di slittare «ad alta velocità» al tribunale di Napoli anche l’inchiesta aperta proprio dall’ufficio inquirente di Napoli nord sui rifiuti «tombati» sotto la Tav di Afragola, l’opera più importante realizzata nel Sud Italia negli ultimi 10 anni, costata 100 milioni. I comuni interessati dal progetto di legge contano nel complesso circa 300mila abitanti. Solo Casoria ne conta 77mila. E tutti e quattro costituiscono la spina dorsale dei procedimenti che arrivano sulle scrivanie dei pubblici ministeri del nuovo tribunale con sede nel palazzo Aragonese normanno, concepito con una manovra politica che ha imposto la sede ad Aversa, in provincia di Caserta.
Per discutere di questo «furto», dopodomani, il capo della procura di Napoli nord, Francesco Greco, la presidente del tribunale Elisabetta Garzo con Nunzio Fragliasso, vicario del procuratore di Napoli e Giovanna Ceppaluni, presidente di sezione di gip a Napoli, dovranno presentarsi a Roma in audizione in commissione giustizia alla Camera, presidente, Donatella Ferranti.
Ed è stata proprio Ferranti (del Pd) che, ieri, ha presentato ricorso sull’inammissibilità dell’emendamento che prevedeva di «aggiustare» il nuovo codice antimafia in commissione Bilancio. Un progetto che aveva impegnato anche la senatrice Rosaria Capacchione dopo una nota allarmata inviata dal Consiglio Superiore della Magistratura al ministro della Giustizia. Il secondo caso di cambiamento di competenza, infatti, è quello anomalo che tocca la sezione Misure di Prevenzione di Santa Maria Capua Vetere. Terreno spinoso. In sostanza, il nuovo Codice Antimafia, nel ridisegnare la competenza dei tribunali in tema di prevenzione, ha previsto, certo, una deroga per Santa Maria e Trapani - perché si occupano di mafia e camorra - ma gli uffici del ministero della Giustizia, in maniera erronea, hanno «disegnato» il cambio su base circondariale e non provinciale.
Ma siccome la circoscrizione di Santa Maria con la nascita nel 2013 di Napoli nord è cambiata (quest’ultimo ha preso con sé alcuni comuni dell’agro aversano con Casal di Principe), dalla competenza di Santa Maria sono spariti proprio Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano e Aversa. Quelli dove maggiormente operavano i magistrati per le confische dei beni.
Un pasticcio.
«L’effetto perverso, non voluto, ma prodotto dallo spacchettamento - spiega la senatrice Capacchione - è che Trapani e Santa Maria si vedrebbero sottrarre la competenza a decidere sulle organizzazioni criminali; competenza che resterebbe in capo ai tribunali di Napoli e Palermo. Alla nota del Csm, si aggiunge il mio allarme. In ogni caso è già pronto un mio disegno di legge che va nella stessa direzione dell’emendamento che potrebbe essere approvato in tempi rapidi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA