Guerra per gli appalti: Angelo Grillo rischia trent'anni per l'omicidio Passariello

Angelo Grillo
Angelo Grillo
di ​Marilù Musto
Sabato 21 Maggio 2016, 08:36
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L’omicidio Passariello è uno spartiacque nella storia di Angelo Grillo, l’imprenditore di Marcianise che ha fatto fortuna grazie all’aggiudicazione di appalti per le pulizie all’Asl di Caserta. Ieri, il pubblico ministero della procura Antimafia, Luigi Landolfi ha chiesto ai giudici di applicare pene altissime per i presunti responsabili dell’uccisione di Vincenzo Passariello, imprenditore anche lui, antagonista di Grillo, vittima di un agguato teso dal clan Belforte nel gennaio del 1998. 
Venne ucciso fuori casa sua, in località San Clemente a Caserta, ma per anni i silenzi e le presunte connivenze hanno lasciato che l’omicidio finisse nel dimenticatoio. Solo la moglie ha combattuto per ottenere giustizia. Fino a quando, nel novembre del 2013, periodo in cui Grillo era finito per la prima volta in manette, è venuto a galla il caso. A diciotto anni di distanza dal cold case, la procura Antimafia ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione per l’impresario dalle mille risorse Angelo Grillo, ma anche per Antonio Della Ventura e per Pasquale Cirillo. Il pm Landolfi ha, invece, chiesto nove anni di carcere per Salvatore Belforte, ex capo del clan attualmente collaboratore di giustizia.
I giudici dovranno decidere se aderire alle istanze del pm solo dopo le discussioni degli avvocati difensori: Francesco Liguori, Michele Di Fraia, Massimo Trigari, Antonio Abet e Renato Jappelli. Appalti pubblici: cuore del potere imprenditoriale di Grillo.
Ora come 18 anni fa, il dolore per la famiglia Passariello è sempre lo stesso. Fratello dell’ex consigliere regionale Luciano Passariello, Giuseppe aveva «osato» sfidare il clan dicendo «no». L’inchiesta della procura di Napoli era ripartita da qui nel 2013, quando alcuni pentiti avevano fatto il nome dell’imprenditore di Marcianise. Poi, un anno fa, Salvatore Belforte aveva spiegato il movente: Grillo, all’epoca dei fatti, avrebbe cercato di convincere Passariello a desistere dal partecipare a bandi di gara per gli appalti all’Asl, facendo leva anche sulle sue amicizie politiche, ma che era stato tutto inutile. Fu per questo che lo abbiamo eliminato», raccontò l’ex boss.
L’astio era sorto quando Passariello fece ricorso al Tar contro una gara vinta da Grillo, che andò su tutte le furie. Delle minacce ricevute dall’imprenditore c’è una traccia contenuta in un file audio che, due giorni dopo l’agguato, la moglie delle vittima consegnò ai carabinieri di Caserta.
Preoccupato dall’atteggiamento di Grillo, Passariello registrò di nascosto un dialogo tra lui e l’altro imprenditore, alla presenza di un dipendente. Grillo, stando a quanto emerge dalla trascrizione, andò in ufficio da Passariello e lo rimproverò per avere impugnato l’appalto dell’Asl. «Se ti vedo di nuovo lassù (all’Asl, ndr) ti rompo il cervello», avrebbe detto. Poco dopo, infatti, quando la terza persona presente al colloquio, intenzionata a riportare la calma, intervenne cercando di far ragionare Grillo dicendogli che in cambio di 40 milioni si sarebbero fatti da parte, l’imprenditore di Marcianise inveì gridando: «Non lo dire mai più, se no ti sparo. Ti sparo qui, in questo momento stesso».
Angelo Grillo è imputato in qualità di mandante ed istigatore dell’omicidio, ma anche per avere indicato al commando di sicari il luogo in cui sparare alla vittima. È stato già condannato per l’omicidio di Angelo Cortese. L’esecutore materiale del delitto, Pasquale Castaldi, è morto prima che la magistratura lo potesse incriminare.
 
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