«Ho sponsorizzato la campagna
elettorale del senatore Diana»

«Ho sponsorizzato la campagna elettorale del senatore Diana»
«Ho sponsorizzato la campagna elettorale del senatore Diana»
di Mena Grimaldi
Mercoledì 14 Giugno 2017, 23:03
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Caserta. «Ho dato al clan di Michele Zagaria più o meno 350 milioni delle vecchie lire come tangente per i lavori di metanizzazione che ho fatto su San Cipriano e Villa Di Briano e ho sponsorizzato la campagna elettorale del senatore Antimafia Lorenzo Diana in un evento che si tenne all’Hotel Giglio». Così l’imprenditore originario di San Cipriano, Antonio Piccolo, ieri mattina nell’aula del tribunale di Napoli Nord dove è imputato nell’ambito del processo “Cpl Concordia” insieme all’altro imprenditore Claudio Schiavone, Roberto Casari, ex presidente della Cpl Concordia, Giuseppe Cinquanta, responsabile commerciale Cpl per Lazio, Campania e Sardegna e Giulio Lancia, manager della Cpl Concordia Bacino Campania30, accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione camorristica per aver intrecciato relazioni pericolose con esponenti del clan dei Casalesi durante l’esecuzione delle opere per la metanizzazione tra il 1999 e il 2003 effettuate in sette comuni dell’agro aversano: San Marcellino, Frignano Maggiore, Villa di Briano, Casal di Principe, Villa Literno, Casapesenna e San Cipriano. Piccolo, rispondendo alle domande del pm della Dda di Napoli, Catello Maresca, e poi degli avvocati Giuseppe Stellato, Carlo Taormina e Paolo Trofino, ha raccontato la sua versione dei fatti, in contrasto con le dichiarazioni che hanno dato il via a questa inchiesta, ovvero quelle dell’ex boss Antonio Iovine detto O’Ninno, oggi collaboratore di giustizia, ma anche quelle dello stesso manager della Cpl, Lancia, ascoltato la scorsa settimana. 



L’imprenditore di San Cipriano ha negato i rapporti di amicizia con Zagaria e di essere stato lui stesso vittima di un sistema in cui «per poter lavorare dovevi pagare la tangente a loro, questo lo sapevano tutti». E la tangente Piccolo racconta di averla pagata al clan Zagaria prima attraverso il padre; soldi che sarebbero arrivati a destinazione avvolti in fogli di giornale. Quando il padre si ammala, l’imprenditore dice di averli dati personalmente a Massimiliano Caterino: tre quote in 7 mesi suddivise in 50 milioni di lire, 30 e poi 20. Avrebbe dovuto dare alla camorra sui 570 milioni, ma ne avrebbe dati più o meno 350. L’accordo sarebbe stato quello di dare al clan 10 mila lire per ogni metro lineare di lavori sui 75 a metro che la Concordia pagava all’imprenditore. E a Lorenzo Diana, che per primo aveva contattato la Cpl per portare la metanizzazione in quei comuni, Piccolo racconta di aver sponsorizzato una campagna elettorale e finanziato una festa a Casapesenna per essere affiancato a Pirozzi, imprenditore che sarebbe stato voluto dallo stesso Diana, su un altro comune. Cosa che poi avvenne. Ha detto di non avere una spiegazione, invece, sull’altro fronte investigativo che portò i carabinieri del Noe sui luoghi per accertare la regolarità di quegli impianti di metanizzazione. In primis, la profondità delle tubature che, secondo la norma, dovrebbero essere di 60 centimetri al di sotto dell’asfalto, mentre in alcuni punti le tubature furono trovate a soli 20 e 30 centimetri.
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