Fumo e cenere, conta dei danni dopo gli incendi a Caserta

incendio
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di Nadia Verdile
Domenica 20 Agosto 2017, 10:05
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CASERTA - Pioveva cenere su Casertavecchia ieri. Una pioggia leggera di cenere e morte. Due giorni di fuoco, una moltitudine di focolai appiccati con dolo, hanno cancellato quanto rimaneva dei verdi colli tifatini. Impegnati senza tregua i pompieri che hanno lavorato anche tutta la notte. Impiegati due elicotteri della direzione regionale, che facevano la spola tra Casertavecchia e le vasche della reggia, nove mezzi dei vigili del fuoco, ripartiti in vari turni, una cinquantina di uomini in due giorni che hanno lasciato una traccia indelebile sui monti che coronano la città. 
«Abbiamo girato per due giorni tra le strade in fiamme – dice Raffaele Lauria, presidente della sezione casertana del Wwf – e abbiamo individuato almeno sette esche incendiarie. Un crimine, un delitto, una vergogna. Ci siamo ritrovati in un’atmosfera spettrale, le strade di accesso a Casertavecchia inaccessibili, fuoco e fiamme che avvolgevano i colli tifatini. Abbiamo aspettato l’imbrunire per meglio osservare i punti più pericolosi. Un inferno, non ci sono altre parole». Non fa in tempo la natura a rigenerarsi che ritornano violenti i fuochi che la devastano. Ogni anno, ogni estate ritorna la tragedia, più devastante che mai. 
Ieri mattina le fiamme avevano scavalcato la parte più alta del crinale che divide via provinciale per Casertavecchia da via Vitagliano Rossetti, lambendo le case su in via Poggio Montone. «La questione degli incendi è annosa e irrisolta – continua Lauria – e molte sono le ragioni. Si va dai pazzi incendiari, quelli che lo fanno per divertimento per intenderci, ai pastori che preparano così nuovi pascoli, a quelli che pensano al raccolto degli asparagi in primavera, a quanti necessitano di allargare la vigna già abusiva, agli stagionali. Sono anni che sosteniamo che bisogna pagarli, gli stagionali, per non far divampare incendi e non per spegnerli. Bisogna premiare chi previene non chi provvede. Ai vigili del fuoco, invece, deve andare tutto il nostro plauso e la nostra gratitudine. Hanno lavorato nell’inferno, per ore ed ore». Sui volti degli uomini impegnati nello spegnimento dei tanti incendi c’era lo sgomento, sui loro corpi la fatica di una lotta che non dovrebbe esistere. «Per fortuna – ha aggiungo Franco Paolella, direttore dell’Oasi di San Silvestro – le fiamme hanno solo lambito il bosco e non sono riuscite a penetrare. Sarebbe stata una catastrofe. I nostri volontari hanno monitorato, minuto per minuto, la situazione e i vigili del fuoco sono stati straordinari. Siamo tutti distrutti per quello che in queste ore è accaduto. Incendi dolosi, criminali senza scrupoli e senza anima». Spettrale l’atmosfera ora sui colli tifatini. Un silenzio interrotto dai versi degli uccelli che disperati, quelli che sono riusciti a sfuggire alle fiamme, cercano il loro nido, che non c’è più. Bruciano anche rifiuti, scarti abbandonati fuori controllo nel cuore della pineta. «Erano pieni di poiane i boschi intorno a Casertavecchia – continua Paolella – e in questo periodo i piccoli stavano imparando a volare. Tutti morti, tutto distrutto. Una tragedia, non ci sono altre parole per descrivere quello che è accaduto». Le fiamme alte e ovunque non hanno distrutto solo quello che di vivo c’era nei boschi ma hanno avvolto e bruciato anche i cumuli di rifiuti che da anni giacciono lungo i crinali dei colli, lungo i sentieri. Tante volte segnalati, essi contenevano anche scarti di eternit, vernici, rifiuti difficilmente classificabili. Non toccata dal fuoco, per fortuna, la discarica abusiva nei pressi del bivio per Castelmorrone. Di crimine in crimine, perché la tragedia che vive la città è figlia delle mani dell’uomo, della sua incuria, della sua scelleratezza, dell’assenza di rispetto delle regole. 
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