Inchiesta ospedale, le «amnesie»
del pentito Iovine sul cugino medico

Inchiesta ospedale, le «amnesie» del pentito Iovine sul cugino medico
di Mary Liguori
Mercoledì 26 Luglio 2017, 12:07
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Da un lato loro, in ospedale, avevano paura che il pentito li travolgesse con le sue dichiarazioni. Dall’altro però Antonio Iovine non ha reso particolari dichiarazioni che potessero consentire alla Dda di chiudere il cerchio intorno a suo cugino, Carmine, prima che si dimettesse dall’incarico dirigenziale che ricopriva fino al dicembre scorso in ospedale a Caserta. Ieri il supermanager è stato arrestato con altri sei dipendenti per una storia di corruzione, falso e abuso d'ufficio commessi per anni dalla cabina di regia degli appalti dell'azienda ospedaliera. Nessuno risponde di reati aggravati dal metodo mafioso, benché il principale indagato sia il cugino dell'ex capoclan dei Casalesi.  
Quando la notizia del pentimento del «ninno» irrompe sui giornali, nella primavere del 2014, in ospedale si vive un momento di fibrillazione. Il più preoccupato tra tutti è proprio il cugino, Carmine Iovine, che si sfoga con una dipendente del Sant’Anna. «Tutto a posto? Ho letto sopra al giornale...», chiede la donna. «Si è pentito quello - impreca Carmine Iovine - lo possano uccidere», dice riferendosi al cugino ormai ex boss. «Sì...ma è vero?», chiede lei. «Televisione...giornali... - replica il medico che poi si dilunga sui suoi rapporti con il cugino. «Abbiamo fatto solo piaceri a questo, gli abbiamo fatto.....non voglio credere che se la prenda pure con...». «No- cerca di tranquillizzarlo la donna - ha detto politici, eh... tu mica sei politico....fa pure il nome tuo? E che tieni da fare...». A quel punto Carmine Iovine appare addirittura rassegnato, fatalista. «Come viene così ce la prendiamo che dobbiamo fare....tanto ormai...». «Ma io non penso la famiglia...», tenta, ancora, la donna di rasserenarlo. «Ha perso tutti i valori allora?». I valori della famiglia. Come a dire: non rovinerà anche la famiglia. 
Va detto che dal momento del suo pentimento, il collaboratore di giustizia ha parlato degli affari dei Casalesi in ambito sanitario. Per niente reticente, anzi prolisso, ha riferito dell’accordo tra i clan di camorra per la spartizione «territoriale» degli appalti nei vari ospedali. «Così ci prendemmo il Cardarelli», racconta quando accusa l’imprenditore Ferdinando Di Lauro, attualmente sotto processo proprio con l’accusa di aver monopolizzato gli appalti nell’ospedale napoletano grazie alla pressione della malavita. Preciso, dunque, il pentito, quando parla di questo settore, ma evidentemente non ha mai fornito informazioni utili ai pm per inquadrare il ruolo che ha avuto - secondo la procura - suo cugino dentro il «Sant’Anna» di Caserta. Da qui le due richieste di arresto respinte, prima di ieri quando esclusa la modalità mafiosa e a un anno dal deposito, l’istanza è stata accolta. Da un punto di vista giudiziario non esiste un legame affaristico tra lo Iovine medico e lo Iovine camorrista. Almeno per il momento. Eppure quando ‘o ninno si è pentito, nel maggio del 2014, Carmine Iovine appariva molto preoccupato. Tanto da augurargli la morte. «Gli abbiamo fatto solo favori... lo possano uccidere». Terrorizzato dunque che parlasse di lui, che lo «inguaiasse». Ma non è accaduto. Amnesie, chissà, o forse davvero ‘o ninno non ha mai avuto rendiconti diretti dalla gestione ad personam che il cugino aveva del principale ospedale di Terra di Lavoro. Qualunque sia il motivo, una cosa è certa. «La famiglia» di cui Iovine parla nelle intercettazioni, l’ex capoclan dei Casalesi non l’ha toccata.  
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