Caserta, sedicenne violentata:
«Indagate sui parenti dell'orco»

I locali della violenza
I locali della violenza
di ​Marilù Musto
Martedì 3 Gennaio 2017, 08:15 - Ultimo agg. 13:18
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CASERTA - Messo di fronte alle sue responsabilità non poteva far altro che tacere. E così ha fatto Vincenzo Cioffi, 23 anni, accusato di aver sequestrato, torturato e violentato una sedicenne di Aprilia, in provincia di Latina, e una ventenne di Portici, rimasta incinta dopo una storia d’amore avuta con il suo «carnefice». Ieri, il giovane presunto violentatore dagli occhi azzurri ha scelto il silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere quando il giudice Emilio Minio gli ha chiesto se voleva sottoporsi all’interrogatorio di garanzia. Tace, Vincenzo. Come tutti coloro che sapevano e non hanno parlato. Lì, nel palazzo della vergogna in via De Simone - una vecchia scuola pubblica piena zeppa di rifiuti in cui vivono anche bambini - si è consumato l’indicibile. Vincenzo ora è etichettato come l’ «orco» di Santa Maria Capua Vetere: giovane e dannato. Assistito dai legali difensori - Goffredo Grasso e Gustavo Pugliese - ieri mattina si è presentato nella sala colloqui in carcere a Santa Maria provato e depresso.

In realtà Cioffi, già noto alle forze dell’ordine per furti, ha un passato difficile alle spalle. Sin da piccolo è stato affidato a diverse case-famiglia e da bambino pare sia stato oggetto di violenza da parte di parenti. Intanto, però, le indagini sui soprusi sulle due ragazze che si sarebbero verificati fra le quattro mura di via De Simone vanno avanti. I magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere stanno ricostruendo i tasselli di un mosaico interrotto da troppi punti oscuri. Personaggio-chiave è Marcello, «il cugino di Vincenzo di 19 anni», spiega in un verbale nelle mani della magistratura la sedicenne prigioniera. «Per un periodo dormiva con noi», racconta ancora. Con l’aiuto di una psicologa, la ragazzina è tornata indietro nel tempo, a quei due mesi scanditi da botte. Quando la sedicenne è tornata a casa, a settembre del 2016, ha raccontato delle sevizie subite da Vincenzo. La madre, a quel punto, ha stilato una denuncia e l’ha presentata ai carabinieri. «Mi figlia mi ha riferito che dormiva nello stesso letto di Cioffi con suo cugino, tale Marcello che però dopo due settimane era andato via perché non sopportava il fatto che mia figlia venisse picchiata da Vincenzo, il quale lo faceva anche davanti a lui oppure glielo riferiva vantandosene».
Su Marcello, dunque, sarebbe concentrata l’attenzione degli investigatori, ma anche sulla madre di Vincenzo, vittima delle violenze del figlio, la quale però non ha mai denunciato. Solo quando la ragazzina era stata accolta nella clinica «Dono Svizzero» di Formia, i medici avevano riscontrato i segni delle violenze: «Ematomi alla spalla sinistra e all’interno della gamba - si legge nel referto - con vari disturbi, presentava sintomi psichici e un persistente rivissuto dell’evento, ansia, pianto e tristezza». Sarebbe stato Marcello ad assistere alla prima violenza subita dalla sedicenne di Aprilia: «Mentre il cugino dormiva o faceva finta di dormire- ha spiegato agli inquirenti la 16enne- Vincenzo mi ha colpita con schiaffi al viso e mi ha bloccata tra il letto e il muro, avevo il respiro corto, mi faceva male la testa e vedevo nero anche perché non mangiavo da giorni. Gli ho chiesto acqua e zucchero e Vincenzo chiese al cugino di portare ciò. Subito dopo Vincenzo mi abbracciò e mi chiese scusa, chiedendomi di dargli un’altra possibilità». Dopo un mese lei però è fuggita.
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