Video choc dei rapper: «La scuola brucia»,
il preside di Marcianise: «Ho autorizzato io»

Video choc dei rapper: «La scuola brucia», il preside di Marcianise: «Ho autorizzato io»
di Marilù Musto
Martedì 21 Gennaio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 15:33
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Il senso della canzone della scuola che brucia è nascosto così bene, così bene che sembra non esserci. Ciò che colpisce, più delle parole, sono i gesti. La cartina geografica diventa fucile, ma il cilindro con i continenti finisce ben presto fra le gambe del rapper mentre pronuncia parole come «puta» e «cuccia». La lavagna elettronica si trasforma in un foglio dove scrivere autografi, i banchi sono un palcoscenico, i libri carta straccia da lanciare dalla finestra: è questo lo spettacolo della scuola che «brucia» nel video di due giovanissimi rapper casertani, caricato su youtube. Il manifesto di un Futurismo spicciolo che non si sa dove va a finire. Visto e rivisto, è diventato virale.



La clip musicale è stata girata nel plesso scolastico Aldo Moro di Marcianise ed è un susseguirsi di insulti alle insegnanti («puta») con tanto di cortile della scuola in fiamme (con effetti speciali). È firmata da Bomberup e Joka (B-Art) e messa in rete dal primo, che appare in video, in classe in piedi sulla cattedra o davanti alla lavagna, indossando un passamontagna. L'altro è seduto con le gambe incrociate sui banchi oppure davanti alla cattedra con la cartina in mano.

«Sì, ho dato l'autorizzazione un mese fa, ma perché sta avendo successo questo video?», dice il dirigente della scuola Media, Pietro Bizzarro. Ammette di aver fornito il consenso alle riprese del video dei due cantanti nelle aule, ma è sorpreso dalle polemiche. Spiega di non aver mai letto il testo dei due rapper né visto il video dopo il montaggio: «Mi è stata presentata come una clip musicale sul disagio giovanile, una critica al sistema scolastico così improntato. Qui viviamo in un contesto difficile e mi hanno convinto. E poi, se devo essere sincero, il discorso iniziale dei due artisti era improntato sul disagio. Noi come scuola lo affrontiamo ogni giorno. Certo, la rivalutazione della professionalità dei docenti è un discorso serio, non è materia musicale», ha spiegato ancora il preside Bizzarro, contattato ieri telefonicamente.

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Il dirigente è basito: «Non pensavo che scatenasse tutte queste polemiche. Il messaggio è che se si continua in questo modo, la scuola può bruciare», conclude. Il quartiere dove si trova la scuola «Moro» è quello di San Giuliano: rione in cui i rampolli della camorra del clan Belforte e Piccolo sono nati e cresciuti. Qui si è fatto le ossa anche Bruno Buttone, ex killer dei fratelli Domenico e Salvatore Belforte, ora collaboratore di giustizia e fuori dalle logiche criminali. Ha scritto un libro e percorre la retta via dopo anni nella malavita. Questo è anche il quartiere dove è scomparso Pasqualino Porfidia, il bambino sparito nel nulla oltre 20 anni fa.

E qui, nella periferia di Caserta, dove le scuole cadono a pezzi e le palestre sono inagibili, sorge uno dei plessi più attrezzati della città di Marcianise, la scuola Aldo Moro: nel cortile c'è persino la tensostruttura dove si gioca il calcio a cinque. E forse non è un caso che la scelta dei rapper sia caduta proprio sulla scuola media. «Questa vita non mi piace più (...), scendo in piazza e faccio spaccio», cantano i due, non prima di lanciare un messaggio alla prof: «Non provare a far la furba se non vengo ti butta».

Alla fine, il senso del messaggio viene ritrovato: il passamontagna, il salto dalla finestra e le frasi dirompenti dei due cantanti sono il frutto di una scuola che non mi piace più, meglio scendere in strada. 

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