Camorra. Proiettili del clan
​ai parenti dell'ex boss Iovine

Antonio Iovine
Antonio Iovine
di Marilù Musto
Martedì 20 Settembre 2016, 08:35 - Ultimo agg. 09:41
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È fumo negli occhi, pensano i carabinieri della stazione di San Cipriano d’Aversa quando leggono il primo foglio della lettera. Poi ci ripensano: è una minaccia reale, pericolosissima, dicono quando dalla prima pagina passano alla seconda e poi alla terza dove si trova addirittura la firma: «Il clan».

Lì, sui quei tre fogli, ci sono tutti i nomi dei familiari dell’ex capobastone della camorra Casalese e ora superpentito Antonio Iovine «o’ninno».
E ci sono anche tre proiettili calibro 9 per 21, arrotolati nella terza pagina del «papello» del nuovo cartello criminale che sta nascendo nel triangolo tra San Cipriano d’Aversa, Casal di Principe e Casapesenna sulle ceneri del vecchio gruppo composto dai vecchi «padrini», tutti in carcere fino alla morte oppure pentiti.

La lettera è stata trovata domenica mattina in una cappella gentilizia del cimitero di San Cipriano d’Aversa, poggiata su una tomba di un parente dell’ex boss, Nicola Fontana. La donna che ha trovato la lettera domenica ha subito telefonato ai carabinieri. La scelta di far trovare le minacce di morte in luogo in cui si pregano i defunti non è un caso. Lapidario il messaggio che i nuovi Casalesi stanno lanciando: «Isolate Nicola Fontana perché sta sperperando i soldi di Tonino Iovine, isolate anche i Mastrominico e tutti i parenti di Iovine il pentito. Firmato, il clan». Questa la sostanza della lettera.

Chi pensava di aver sconfitto la camorra a Casal di Principe e dintorni si sbagliava. Tutte le persone citate nella lettera, circa una trentina, hanno in comune una cosa: hanno scelto di non aderire al programma di protezione del Ministero dell’Interno per i parenti dei pentiti. Nel caso dei due fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico era quasi impossibile, essendo stati condannati a otto anni in primo grado per aver ottenuto appalti grazie al clan. Ma tutti sono rimasti a San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Casal di Principe e Villa Literno: fortini indiscussi del gruppo criminale fino a qualche anno fa. La realtà è che i Casalesi sono a pezzi. Iovine è pentito. Michele Zagaria, l’altro superboss, è al 41bis. Ma chi pensava che da quei disastri non nascesse più erba si sbagliava di grosso. Le minacce alle persone citate nella lettera sono reali. Nicola Fontana è il marito di Rachele Iovine, sorella dell’ex latitante ora collaboratore di giustizia Iovine «o’ninno».

La moglie di Fontana è anche cugina della moglie dell’ex senatore Lorenzo Diana, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Non solo. La sorella di Nicola Fontana, imprenditore di San Cipriano, è la moglie di Pasquale Mastrominico, uno dei due fratelli imprenditori che hanno ottenuto appalti milionari proprio per lapresunta vicinanza a Iovine, stando ai magistrati del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Da due giorni, le indagini stanno cercando di ricostruire i fatti. I pm Maurizio Giordano e Catello Maresca della Procura Antimafia di Napoli sono a lavoro. Liberi, da qualche mese, ci sono alcuni ex affiliati che hanno ricominciato a batter cassa e a dettare legge. Il clan dei Casalesi non è morto. 
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