«Tre anni», miss Aprea condannata per stalking all'ex compagno

«Tre anni», miss Aprea condannata per stalking all'ex compagno
di Claudio Lombardi
Giovedì 1 Giugno 2017, 08:20 - Ultimo agg. 17:10
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Tre anni di reclusione. Rosaria Aprea, la miss 24enne di Macerata Campania, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, è stata condannata, in primo grado, per stalking ai danni dell’ex compagno, Pasquale Russo. Pena di poco più leggere per l’amica Jeanette Boutria, 28 anni di Portico, 2 anni e 4 mesi; mentre Marianna Bifone, 26 anni, ritenuta l’altra complice, se l’è cavata con 18 mesi. Rosaria, a domiciliari da gennaio, non andrà in carcere e i suoi legali hanno già depositato la revoca della misura restrittiva. La condanna ruota intorno all’episodio avvenuto alla vigilia di Natale dello scorso anno, quando Aprea e Boutria violarono l’ordinanza che le obbligava a restare a debita distanza da Russo, 36 anni, e dall’attuale fidanzata, Maria Lettieri. 

Era di sera e le due ragazze andarono a casa del padre di lui, a Macerata, a prendere M., un bimbo di 4 anni che Rosaria ha avuto dall’uomo. Lì, c’erano pure Russo e Lettieri. Il divieto di avvicinamento era scattato in seguito a un primo evento avvenuto nell’aprile del 2016. Secondo la denuncia presentata dal 36enne, in quella circostanza, Rosaria lo avrebbe investito con la sua autovettura; l’ordine restrittivo fu firmato dal gip Nicoletta Campanaro. Russo, che nella vita lavora nel settore della compravendita di auto, all’uscita da un negozio del centro storico di Portico, si sarebbe trovato di fronte la ragazza, al volante di un’utilitaria; Aprea lo avrebbe prima insultato e poi, pigiando il piede sull’acceleratore, investito, colpendolo di striscio. Almeno questa fu la versione dell’uomo. Trasportato in ospedale, Russo fu medicato e dimesso con una prognosi di pochi giorni. Denunciò l’accaduto, cui seguirono le indagini e l’ordinanza. La stessa fu notificata a Boutria e a Bifone, che erano con lei. 

Assistite dagli avvocati Giuseppe Foglia, Angelo Raucci e Stefano Vaiano, Aprea e le amiche sono state, però, assolte dai reati di aggressione e di diffamazione. «Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza; dopodiché, ricorreremo in appello», rivela Foglia. «La decisione del giudice – aggiunge il penalista – va rispettata, ma, in tutta franchezza, ci lascia molto perplessi. In fase dibattimentale, abbiamo dimostrato, con prove documentali, non con chiacchiere, l’inaffidabilità di Russo, facendo franare, tra l’altro, la sua fantasiosa ricostruzione della vicenda di aprile, a Portico. Circostanza nella quale filmati di videosorveglianza hanno restituito la verità dei fatti: non ci fu contatto tra l’auto di Rosaria e Russo. E potrei proseguire con altri esempi. Credo che il giudice – conclude Foglia – non abbia tenuto nella dovuta considerazione questi elementi». Va detto, inoltre, che Aprea, il 24 dicembre, si era recata dal papà di Pasquale, perché aveva ottenuto l’affido privilegiato del bimbo, ma, a causa del divieto di avvicinamento, il tribunale aveva stabilito che lo scambio di M. avvenisse tramite i nonni. Nella breve, intensa e tormentata esistenza, pubblica e privata, Rosaria ci ha abituati a tutto. Quattro anni fa, suo malgrado, assurse alla ribalta della cronaca, perché picchiata dall’allora fidanzato, Antonio Caliendo, che con un calcio all’addome le spappola la milza e la riduce in fin di vita. La storia commosse l’Italia: Aprea era la tipica ragazza di provincia che, spinta dalla voglia di evadere e da un’attraente fisicità, voleva sfondare nel mondo della moda. Nel 2014, si riscrisse a un concorso di bellezza; fu un punto di svolta: le sue traversie arrivarono a Patrizia Mirigliani, che la volle a Miss Italia. 

D’ufficio, le assegnò la fascia di Miss Coraggio: un biglietto di sola andata per la finale di Jesolo, dalla quale ritornò Miss Eleganza. Per l’opinione pubblica, l’aspirante modella si tramutò in modello da imitare.  
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