Pd, accolto il ricorso su Caserta: stop alle tessere in bianco nel capoluogo

Pd, accolto il ricorso su Caserta: stop alle tessere in bianco nel capoluogo
di Lorenzo Iuliano
Lunedì 27 Marzo 2017, 19:54 - Ultimo agg. 28 Marzo, 11:27
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CASERTA - Quelle 189 tessere «in bianco», fatte a Caserta dal segretario cittadino Enrico Tresca il giorno dopo la chiusura del tesseramento stabilita dal circolo, non sono valide e vanno strappate. La commissione regionale di garanzia del Partito democratico ha accolto il ricorso di dieci dirigenti, ribaltando il giudizio del livello provinciale e gettando i Democrat in una nuova crisi. Ieri pomeriggio è arrivata la decisione dell’organismo campano presieduto dal salernitano Donato Liguori. E sulla stessa vicenda ha già aperto un fascicolo anche la procura di Santa Maria Capua Vetere. Non manca però un piccolo giallo. I contestatori gridano vittoria e fanno sapere che il provvedimento è stato scritto, mentre i difensori della linea di Tresca invitano alla cautela e fanno notare l’assenza ancora del deliberato ufficiale.
Un secondo giallo riguarda anche il ricorso sulle adesioni contestate a Marcianise, dove sarebbe stato impedito il rinnovo a iscritti storici. La commissione avrebbe dato l’ok anche a questa protesta, riabilitando 47 persone, ma la stessa commissione in una nota frena e precisa che non ha assunto alcuna decisione: «La fase istruttoria proseguirà nei prossimi giorni con nuove audizioni e, solo successivamente, la commissione esprimerà una valutazione».

A spiegare invece le ragioni del sì al ricorso relativo al capoluogo è il dirigente Pd Franco Liguori, già candidato alle scorse Regionali e unico membro di Terra di lavoro nella commissione di garanzia campana: «Il calendario del tesseramento di Caserta - sottolinea Liguori - è stato sempre pubblicizzato e si è tenuto in luoghi aperti in ben undici occasioni fino al 27 febbraio, alla presenza dei rappresentanti dell’ufficio adesioni. Le 189 tessere fatte il giorno successivo dal segretario Tresca sono di fatto un abuso, perché concesse in una data non pubblica, a persone di cui non conosciamo nemmeno i nomi e in una sede sconosciuta. Così non è stata data la stessa possibilità a tutti coloro che avessero voluto ancora iscriversi, creando un vulnus». Ora quella cifra va sottratta alle 748 tessere certificate, che scendono dunque a 559, determinando nuovi equilibri anche nella definizione dei delegati per il congresso. Quelle tessere in più erano state chieste a Tresca dai rappresentanti del Pd nell’amministrazione comunale, a partire dal sindaco Carlo Marino e dall’assessore Franco De Michele con tutto il gruppo consiliare. Tresca però non è stato proprio sentito dalla commissione di garanzia regionale, che ha convocato due volte invece la presidente della commissione provinciale per il congresso, Cira Napoletano, sempre impossibilitata, ma che oggi potrebbe presentarsi a Napoli. A meno di ulteriori colpi di scena, il verdetto sconfessa la linea del commissario provinciale Franco Mirabelli, che aveva accusato i ricorrenti di gettare solo fango sul partito. Il gruppo dei firmatari, guidato da Giovanna Abbate membro dell’ufficio adesioni, è pronto a passare all’incasso e a chiedere le dimissioni di Tresca. Carlo Scatozza commenta: «Sono state ripristinate le regole, la delibera c’è già, attendiamo il dispositivo definitivo affinché la commissione provinciale possa adeguare le platee congressuali». Lo scontro è destinato a inasprirsi proprio in vista delle primarie.
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