Pineta Grande: arrestato ​titolare,
indagati funzionario Regione e amministratori

Pineta Grande: arrestato titolare, indagati funzionario Regione e amministratori
di ​Mary Liguori
Giovedì 23 Gennaio 2020, 10:59 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 06:38
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Anche le autorizzazioni della soprintendenza finiscono sotto accusa in merito all’ampliamento della clinica Pineta Grande di Castelvolturno. Per questa ragione, stamane, è finito agli arresti domiciliari Vincenzo Schiavone, titolare di fatto della struttura sanitaria castellana. La misura cautelare è stata richiesta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che, nei mesi scorsi, aveva ordinato il sequestro dell’area in corso di ampliamento.

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Oltre a Schiavone, risultano indagati nell'inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Giacomo Urbano e Vincenzo Quaranta, un funzionario della Soprintendenza archeologica di Caserta e un tecnico della struttura. Si tratta rispettivamente di Giuseppe Schiavone, per il quale il gip ha disposto una misura interdittiva dai pubblici uffici per la durata di un anno, e di Domenico Romano, che invece è stato raggiunto da un divieto di dimora in Campania. In tutto gli indagati sono 39 persone. Tra loro, un funzionario della Regione Campania, l'ex direttore generale dell'Asl di Caserta, Mario De Biasio, nonché l'ex sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo con tutti i suoi ex assessori e consiglieri comunali, e il presidente di Aiop Campania (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Sergio Crispino. 

A tutti loro, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno notificato l'avviso di garanzia. Nell'occhio del ciclone oltre ai permessi a costruire, è finita una circolare emanata dalla Direzione Generale della Regione Campania per la Tutela della salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario regionale, retta dal dirigente Antonio Postiglione (anch'egli indagato); un atto che, secondo gli inquirenti, avrebbe consentito a Schiavone di «risolvere solo sulla carta» la questione dei posti letto ospedalieri, su cui, secondo la Procura, Schiavone avrebbe prodotto atti non corrispondenti al vero, non presentando alcun piano preventivo, sebbene fosse richiesto dalla legge regionale. Con l'ampliamento della clinica, i posti letto sarebbero passati da 150 a 574,  violando così le norme regionali. La direzione della clinica si è sempre difesa dicendo che i posti letto erano stati recuperati dalla chiusura delle altre strutture della stessa proprietà, in particolare «80 posti letto della Casa di Cura Padre Pio di Mondragone, 54 posti letto della Casa di Cura Villa Bianca di Napoli, 49 posti letto della casa di cura Villa Ester di Avellino»; e che la concentrazione dei posti letto in un'unica struttura derivava dall'obbligo di dare seguito al Decreto «Balduzzi».

Le accuse, ipotizzate a vario titolo, vanno dalla corruzione alla falsità in atto pubblico, dall’abuso d’ufficio alla violazione delle norme in materia urbanistica. Secondo i pm, Vincenzo Schiavone avrebbe anche cercato di “avvicinare” il pm titolare delle indagini dopo aver saputo dell’inchiesta a suo carico. Tale comportamento, si legge nella nota diramata stamane dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, “è sintomatica dell’attitudine dell’indagato a inquinare le prove”.
 

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