Processi Cpl: a Caserta sentenza vicina, a Modena tutto fermo da due anni

Roberto Casari, ex presidente della Cpl Concordia
Roberto Casari, ex presidente della Cpl Concordia
di Mary Liguori
Mercoledì 20 Settembre 2017, 12:22
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Mentre a Modena il filone principale del processo per la Cpl Concordia-Ischia non è mai partito, dopo l’invio degli atti da Napoli - era il 21 aprile del 2015 -, al tribunale di Napoli Nord è alle battute finali il filone incardinato nei confronti della stessa coop per la metanizzazione nell’Agro-aversano. 
Quaranta udienze in diciotto mesi, dopo una partenza difficile per problemi logistici e di videoconferenza con relativo «trasferimento» al Palazzo di giustizia di Napoli, poi il rientro ad Aversa, non hanno rallentato il processo che si concluderà ai primi di ottobre. Ieri, dinanzi al tribunale di Napoli Nord, collegio presieduto da Francesco Chiaromonte, il pm Antimafia Maurizio Giordano ha chiuso la requisitoria per i cinque imputati: 12 anni di reclusione per gli imprenditori Antonio Piccolo e Claudio Schiavone, entrambi in carcere e accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. Otto anni a testa, invece, sono stati chiesti per gli ex dirigenti della Cpl, Roberto Casari, Giulio Lancia e Giuseppe Cinquanta, ai quali la Dda contesta il concorso esterno con il clan dei Casalesi. 
Dopo la requisitoria, la parola è passata ai difensori per le arringhe. L’avvocato Luigi Sena, che rappresenta Casari, si è soffermato sulla genesi dello «sbarco» della Cpl nell’Agro-aversano di Caserta, fulcro delle contestazioni della procura Antimafia partenopea. 
«Fu il senatore Lorenzo Diana a interessare la coop - la sintesi dell’intervento difensivo - e questo era di per sé garanzia di legalità visto il ruolo che ricopriva nel mondo dell’Antimafia. Cinque anni dopo, Saviano consacrò lo stesso politico al rango di «paladino anticamorra». Come avrebbero potuto i manager della Cpl Concordia, e nello specifico Casari, conoscere agli inizi del 2000 ciò che solo in occasione di questo processo, nel 2016, è stato ipotizzato dalla Dda rispetto agli eventuali contatti tra il senatore e la criminalità organizzata?».
L’arringa dell’avvocato Sena è il primo atto dello scontro finale tra la Dda e il collegio difensivo impegnato nel processo sulla metanizzazione dell’Agro-aversano «manipolata», secondo la Dda, «dai Casalesi in accordo con la coop di Modena per il tramite di Diana». Nel quadro accusatorio tratteggiato dalla procura Antimafia gli imprenditori alla sbarra avrebbero goduto del supporto dei Casalesi per infiltrarsi nelle opere affidate alla Cpl e la coop, a sua volta, si sarebbe «adeguata» al criterio del «sistema», vale a dire sarebbe scesa a patti con la criminalità organizzata. Secondo i pentiti interrogati nel corso del dibattimento, tra le altre cose, le ditte «risparmiarono sui materiali e sulla manodopera praticando gli scavi dentro i quali collocare le tubature del gas a una profondità minore rispetto a quella prevista dalle legge». Gli ingegneri ascoltati come testi hanno però riferito che gli scavi furono praticati secondo le regole, «eccetto che in alcuni punti, nel comune di Casapesenna, cosa che prontamente segnalammo». Il fitto calendario che ha visto procura della Dda, tribunale di Napoli Nord e difensori impegnati in udienze settimanali, fissa ora altre tre date importanti. Il 26 settembre e il 3 ottobre discuteranno gli avvocati degli altri manager Cpl e degli imprenditori, i penalisti Paolo Trofino, Giuseppe Stellato, Bruno La Rosa, Carlo Taormina, Alfredo Marrandino, Enrico e Arturo Frojo. 
Il 6 ottobre, il collegio darà infine lettura della sentenza. Un mese e una settimana dopo, a Modena, inizierà il processo per i fatti di Ischia, mentre nel luglio scorso, con non luogo a procedere, il gup di Roma ha chiuso il filone che per competenza era approdato nella Capitale. Come è noto, infatti, i fascicoli con le diverse ipotesi di reato vennero trasferiti a Modena, Roma, Napoli Nord.  
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