Reggia di Caserta, lanciata la sfida a Versailles: bookshop e albergo

Reggia di Caserta, lanciata la sfida a Versailles: bookshop e albergo
di Lorenzo Iuliano
Domenica 17 Gennaio 2016, 09:20 - Ultimo agg. 09:46
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La Reggia che verrà avrà sale da tè, un ristorante di charme, bookshop interattivi e anche un albergo. Così Caserta sogna la «grandeur» dell’eterna rivale di Versailles. Il rilancio del monumento vanvitelliano ha segnato ieri una tappa fondamentale.

La visita del premier Renzi e dei ministri Franceschini e Pinotti lascia in dote spazi espositivi e di servizio raddoppiati (più 15.580 metri quadrati a disposizione), la promessa del presidente di ospitare un «vertice bilaterale importante» tra 2016 e 2017, un piano di valorizzazione da 30 milioni di euro e il sogno di ritornare ad accogliere un milione di turisti (nel 2015 sono stati 497mila, con una crescita del 16 per cento) come accadeva negli anni d’oro e come hanno promesso entro 4 anni sia Renzi sia il direttore Mauro Felicori, giunto 4 mesi fa per dare il via al «new deal» della sovrintendenza speciale voluta dalla riforma Franceschini.

Il presidente del Consiglio ha potuto verificare nel suo tour a Palazzo la vastità delle stanze lasciate libere dalla Scuola nazionale dell’Amministrazione e soprattutto dall’Aeronautica militare, insediata nel sito Unesco dal 1926, occupandone ben il 67 per cento della superficie. Il primo step dell’addio dei militarisi è chiuso, ma il cronoprogramma redatto dal governo prevede il trasloco definitivo nel 2020 di tutti gli inquilini del «gran condominio reale»: Ept, carabinieri del Ros e del Nas, Università. Il «pezzo forte» tuttavia è già stato ceduto ed è il piano nobile, una vasta area quasi a ferro di cavallo, che parte dal vestibolo e si snoda lungo saloni affrescati e stanze che prima erano aule per la didattica. Ora, per la prima volta, si potrà ampliare il percorso museale, estendendo la visita all’Appartamento della regina, mai ultimato, che doveva connettersi con quello del re, l’attuale Museo degli appartamenti reali, attraverso la grande «Galleria degli specchi», prevista da Vanvitelli in analogia a quella di Versailles. Felicori annuncia le prossime novità: «Il primo passo - dice - sarà un nuovo allestimento della collezione Terrae Motus, di cui nessuno si ricorda, eppure è una delle rare collezioni al mondo dedicate a un unico grande tema. Inoltre finalmente avremo a disposizione sale per allestire mostre temporanee e un importante centro congressi».

Poi guarda più in là: «Per il futuro massima apertura anche ai privati. Nell’emiciclo occidentale, di fronte al Palazzo, puntiamo a realizzare un albergo, mentre in quello orientale si svilupperà la nuova sede dell’Archivio di Stato. Ma a me piacerebbe anche avere un ostello, visto che il pubblico della Reggia è soprattutto popolare». Il premier ha rimarcato anche le condizioni molto vantaggiose del territorio, con una stazione ferroviaria di fronte al sito Unesco e ampia disponibilità di parcheggi. L’arrivo dei 30 milioni di euro è più che un annuncio. Sono infatti già state individuate le linee di finanziamento a cui guarda il governo: c’è il Piano Operativo nazionale (Pon) cofinanziato dal Fesr dell’Ue, che interviene sui beni culturali dello Stato con risorse significative e poi ci sono i fondi nazionali del Piano di coesione. Franceschini ha già posto anche le condizioni per dare concretezza a quei fondi: dovranno essere presentate solo proposte eccellenti e cantierabili. Si auspica un percorso «partecipato» con il territorio, che coinvolga Comune, Università e altri enti. Le «linee guida» di come sarà il Palazzo prevedono anche il coinvolgimento dei privati. Sarà delineato un monumento capace di offrire servizi al pubblico di livello internazionale.

Per centrare il risultato non basteranno nemmeno i 30 milioni già offerti. In questo periodo storico, comunque, il monumento è già al centro di numerosi finanziamenti. Mai tanti soldi sono arrivati a Caserta: oltre ai fondi promessi, infatti, ci sono i 22 milioni di euro già stanziati per il restauro delle facciate (a settembre la conclusione), dopo i crolli del 2012. Da allora i riflettori nazionali non si sono più spenti. 

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