Rottame ma rivenduta come nuova
l'auto dell'ex portiere della Roma

arrestati banda
arrestati banda
di Mary Liguori
Venerdì 14 Ottobre 2016, 08:30 - Ultimo agg. 13:49
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La Maserati appartenuta all’ex portiere della Roma, Doni, tra le auto usate per le truffe messe in atto dalla gang sgominata ieri dai carabinieri nell’Agroaversano.
Il bolide rientra tra i veicoli «riciclati» dalla holding del raggiro alle assicurazioni: lo ha ricostruito la procura di Napoli Nord durante l’attività di indagin sfociata ieri in otto ordini di arresto ai domiciliari a firma del gip Daniele Grunieri. La curiosa circostanza che naturalmente non coinvolge in alcun modo l’ex calciatore giallorosso se non per aver acquistato la Maserati poi finita a Villa di Briano, risale al 2014. Ma andiamo con ordine.Nel 2013 Doniéber Alexander Marangon, il portiere carioca conosciuto con il soprannome di Doni, si ritira dai campi di calcio per problemi cardiaci e torna a casa, in Brasile. Prima di andare via, vende la sua Maserati. L’auto, completamente accartocciata perché reduce da un gravissimo incidente, giace per circa un anno in una concessionaria del nord Italia. La acquista, a un prezzo inferiore agli 8mila euro, nel 2014 appunto, uno dei prestanome dei fratelli Cioffi. La Maserati è distrutta, un rottame non marciante. Eppure la gang riesce a simularne il furto, ovviamente dopo averla assicurata, e a intascare un indennizzo di 98mila euro. 
Come? Grazie all’abilità dei vigili urbani al soldo dei Cioffi. La storia della Maserati di Doni è emblematica delle capacità e dell’ingegno del gruppo disarticolato ieri dai carabinieri. L’auto incidentata viene «registrata» in un verbale fasullo a firma dei vigili urbani di Villa di Briano indagati e finiti agli arresti domiciliari ieri. 
Ecco cosa fanno: multano l’auto «che passa contromano e oltre i limiti di velocità consentiti» in una stradina del paese dove, guarda caso, aggancia la cella gps. Nel momento in cui la compagnia assicurativa riceve la richiesta di indennizzo per il furto, viene contestata la discrasia tra la somma pagata per quello che ancora risulta come «un rottame», ovvero 8mila euro, e il valore assicurato, 98mila euro. Il prestanome che figura come proprietario della Maserati tira fuori il verbale dei vigili: «l’auto è stata riparata ed è perfettamente funzionante, di fatti ho rimediato una multa mentre la guidavo», dirà all’agente assicurativo. Il verbale fasullo sottoscritto dagli agenti della polizia municipale è una prova sufficiente di fronte alla quale la compagnia non può muovere alcuna obiezione: la multa permette alla holding di intascare una somma di dieci volte superiore a quella sborsata per l’acquisto della fuoriserie che, naturalmente, mentre veniva «registrata» di passaggio a Villa di Briano, era in realtà parcheggiata, e inutilizzabile perché mai riparata, dentro il terreno del padre di Cipriano e Arturo Cioffo, dove confluivano e venivano nascoste tutte le vetture delle quali è stato simulato il furto.
Oltre alla Maserati, il pm è riuscito a ricostruire la «storia» di altre 25 auto, quelle movimentate in un anno, la durata delle indagini. Una dozzina sono finite sotto sequestro e si tratta di veicoli il cui costo non è quasi mai al di sotto dei 50mila euro. Auto di lusso intestate a nullafacenti, casalinghe, studenti: gente che, in caso di controlli antiriciclaggio, non avrebbe certo potuto giustificare il possesso di veicoli così costosi. Singolare che nessuno di loro sia mai incappato nelle verifiche comparative tra reddito dichiarato e beni intestati. Un caso, la fortuna, o forse la maglie della rete dei controlli sono davvero troppo larghe.  
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