Una montagna di soldi falsi
pagati on line con i bit coin

Una montagna di soldi falsi pagati on line con i bit coin
di Mary Liguori
Martedì 25 Aprile 2017, 21:41
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Dai soldi falsi, il denaro da investire per una nuova stamperia. Intendevano allargare il giro i due grossisti della «banda degli onesti», scompaginata due giorni fa dai militari della guardia di finanza di Napoli. A margine dell’operazione che ha portato a 17 arresti e due obblighi di dimora, c’era il progetto di aprire una stamperia clandestina a Casoria, piano seguito «passo passo» dai militari del Nucleo di polizia tributaria del colonnello Giovanni Salerno e bloccato prima che potesse concretizzarsi. Le fiamme gialle nel luglio del 2016 sequestrarono infatti la stamperia dei due, determinando il tracollo finanziario e di fatto impedendo loro di aprire una nuova centrale di stampa.  
Il gip Valentina Giovanniello, che ha accolto la ricostruzione dei pm guidati dal procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, nel firmare gli arresti ha ricostruito anche gli episodi precedenti il 2016, scenari concatenati con altre brillanti indagini condotte dal Comando provinciale della guardia di finanza di Napoli, diretta dal generale Gianluigi D’Alfonso. Il filo conduttore tra le inchieste precedenti e quella denominata «Banda degli onesti» è il presunto capo della gang, Mario Torromacco, 40enne di Carinaro. L’ex tipografo già in passato è stato arrestato per lo stesso tipo di reati. Ieri è stato interrogato dal gip e ha respinto ogni accusa. Già domani il suo avvocato, Dezio Ferraro, presenterà istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame di Napoli. Secondo la procura, Torromacco è la mente della banda degli onesti. Finì nel 2015 al centro di un’operazione internazionale che vide la guardia di finanza di Napoli lavorare insieme alla polizia spagnola e sgominare un primo gruppo di falsari. I soldi sequestrati, secondo gli esperti della Bce e della Banca d’Italia, erano stati stampati con la «Ricoh». La «Ricoh» che usava Torromacco nella stamperia di Vitulazio produrre i biglietti da 10 euro della nuova serie. 
In quell’inchiesta emerse la figura di Carmine Guerriero che vendeva attraverso deep web i soldi falsi spedendoli in Olanda, Spagna, Francia, Gran Bretagna e Slovenia. Usava un nick name, Guerriero, e si faceva pagare in bit coin, ma tutte queste cautele si infransero sul muro dei disservizi postali. Un plico tornò indietro e fu aperto da uno spedizioniere che, trovandosi di fronte un bel po’ di soldi, avvisò la guardia di finanza. Dalla perizia sulle banconote emerse che l’indice di contraffazione era uguale a quello dei biglietti prodotti a Vitulazio, dove si trovava la stamperia che - secondo il pool inquirente diretto da Carmine Renzulli - era gestita da Torromacco. 
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