Dal web fango su Tiziana, la mamma querela il blogger

selvaggia web
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di Marilù Musto
Venerdì 9 Dicembre 2016, 09:55 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 10:30
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CASERTA - È nato sulla rete e ha ingaggiato una sfida pericolosa con la legge. Il post del musicista Antonio Leaf Foglia, trombonista di Giffoni Valle Piana, parlava di Tiziana Cantone ed è stato pubblicato alle ore 23 e 30 del 13 settembre, giorno del suicidio della povera 31enne di Mugnano. Tiziana si è tolta la vita tre mesi fa dopo che i suoi video hot erano finiti sul web senza consenso. Per lui, per l’artista Leaf Foglia, era solo uno scherzo, un modo per dire la sua su un evento che aveva scosso l’Italia. In fondo, il canale comunicativo di facebook è così: libero e senza filtri. Ma quel post sulla storia di Tiziana Cantone era lesivo per la memoria della ragazza che si era suicidata da poco. Il musicista aveva descritto il modo in cui Tiziana si era tolta la vita con un foulard legato al collo e aveva augurato che accadesse ad altre ragazze. Senza pietà. Quella frase rivolta alle donne «adesso quelle come lei facciano la stessa fine!» era stata ripresa dalla blogger e giornalista Selvaggia Lucarelli in maniera critica, denunciando a tutti gli utenti della rete, con numerosi followers, ciò che aveva scritto il musicista. Mercoledì scorso è arrivata la reazione legale. È stata infatti depositata la denuncia-querela per diffamazione nei confronti della memoria di Tiziana Cantone ai danni di Foglia da parte dei difensori della madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio.
Gli avvocati Andrea Orefice e Andrea Imperato hanno depositato la querela negli uffici della Procura della Repubblica di Salerno in virtù anche delle condivisioni da parte di altre persone presenti sul social facebook del contenuto pubblicato dal musicista. Dopo lo scandalo che aveva suscitato la frase del trombonista, anche l’orchestra sinfonica di Salerno «Claudio Abbado» prese le distanze da quanto scritto dal suo musicista: «La presidenza si riserva di prendere nei confronti di Foglia gli opportuni provvedimenti», aveva comunicato la direzione. E così, l’orchestra, da due mesi, ha interrotto i rapporti professionali con Foglia. Tiziana, in cura al Policlinico di Napoli per un sostegno psicologico a causa di «agitazione psicomotoria dovuta alla “macchina del fango” partita sul web» dopo l’upload dei video che la ritraevano, aveva cercato più volte di fermare la gogna di internet finendo per pagare un tecnico di Rimini. Un «mago» del web che fece però ben poco. Lei, la povera Tiziana, si era resa conto che i tentativi di eliminazione dei video online erano vani: era come togliere l’acqua con un cucchiaio dall’immenso oceano della rete.
Dopo la sentenza del tribunale di Napoli nord che la condannava al pagamento parziale delle spese legali per aver citato i siti internet, si era tolta la vita. «Mi riconoscevano mentre camminavo in strada», aveva affermato nella prima denuncia del maggio 2015. Denuncia che aveva fatto partire un procedimento penale per diffamazione nei confronti di cinque ragazzi, attualmente ancora indagati. Il gip Tommaso Perrella del tribunale di Napoli non ha accolto la richiesta di archiviazione sulla posizione dei cinque presentata dal pm Alessandro Milita. I ragazzi erano stati indicati da Tiziana come possibili autori del caricamento online dei suoi video. Intanto, le indagini vanno avanti e mercoledì sono state ascoltate alcune persone informate dei fatti dal pubblico ministero Rossana Esposito che sta indagando sul fascicolo per istigazione al suicidio di Tiziana, aperto alla procura di Napoli nord.
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