Francesco «Sandokan» Schiavone sceglie il rito abbreviato: tre omicidi, processo lungo
sceglie il rito abbreviato

Il super boss accusato dell'omicidio di Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello

Francesco Schiavone Sandokan
Francesco Schiavone Sandokan
Marilu Mustodi Marilù Musto
Lunedì 23 Gennaio 2023, 09:47 - Ultimo agg. 10:43
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Ha chiesto un processo con rito abbreviato, il primo in assoluto in tutta la sua carriera di imputato per omicidio in processi lunghissimi. E se nelle aule di giustizia questa strategia difensiva è prassi, per un uomo che si chiama Francesco Schiavone «Sandokan» rappresenta una sosta, una mancata volontà di combattere. Questa, almeno, è l’interpretazione sociale di una scelta processuale. Nessun fantasma da fugare per lui, solo «riposo» al 41 bis nel carcere di massima sicurezza di Parma. La pacificazione con i propri delitti, veri o presunti, però, nel linguaggio mafioso significa la fine certa. 

Stanco degli ultimi trent’anni trascorsi in aula a urlare e a pronunciare la sua innocenza, avulso alle minacce velate lanciate nei primi anni di reclusione, condannato all’ergastolo per decine di omicidi, il boss del clan dei Casalesi ha deposto le armi, almeno nei tribunali. È stato proprio lui a optare per il rito abbreviato, chiedendo la parola in videocollegamento con l’aula di giustizia di Napoli, per un triplice omicidio commesso a Casal di Principe il tre gennaio del 1983, quarant’anni fa.

Un fatto di sangue che nemmeno lui, stando agli interrogatori, dice di ricordare. L’istanza del padrino, in verità, è anomala perché per reati che prevedono l’ergastolo, da qualche anno - dopo una riforma - non è previsto chiedere l’abbreviato. A questo punto, bisognerà aspettare la decisione finale del magistrato: se ci sarà la conferma di ciò, non ci sarà un processo con l’escussione di infiniti testimoni. 

Al centro del procedimento veloce per «Ciccio Sandokan» ci sarà la storia dirompente di una triplice uccisione. A morire sotto i colpi dei criminali su ordine dei capi, stando alla procura Antimafia di Napoli, furono Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello. I tre nomi delle vittime sono stati sepolti dall’indifferenza e dai silenzi dei pentiti per circa trent’anni, fino a quando un collaboratore di giustizia ha svelato il movente - una vendetta - e ha indicato gli assassini. Fra questi, c’era quello di Francesco Schiavone «Sandokan», difeso nel processo dagli avvocati Elisabetta e Mauro Valentino. Con il boss dei Casalesi è imputato anche Giuseppe Pagano che sarà giudicato (nel suo caso) tenendo conto dello «sconto» perché, intanto, Pagano è diventato collaboratore di giustizia. Anche il capo dei capi - con il tiro abbreviato - otterrà lo sconto di un terzo della pena. 

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 Il cinque aprile è prevista l’udienza in cui il giudice scioglierà la riserva relativa alla richiesta di Schiavone «Sandokan». Nella stessa data è prevista anche la discussione del sostituto procuratore dell’ufficio inquirente che chiederà, probabilmente, il massimo. Sullo sfondo, l’ultimo capo dei Casalesi invecchiato che dalla sala conferenze del carcere torna nella sua cella fredda diventata «casa» per forza da 25 anni. 

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