Trentola Ducenta, strage per il parcheggio: uccide tre vicini e un operaio

Trentola Ducenta, strage per il parcheggio: uccide tre vicini e un operaio
di Mary Liguori
Lunedì 13 Luglio 2015, 08:26 - Ultimo agg. 11:58
6 Minuti di Lettura

Una tragedia annunciata quella che ieri ha sconvolto Trentola Ducenta, un piccolo centro dell’Agro aversano in provincia di Caserta, dove un agente di polizia penitenziaria, Luciano Pezzella, ha scaricato l’intero caricatore della sua pistola d’ordinanza contro i vicini di casa e addosso ad un loro cliente. La strage Gravissimo il bilancio: quattro le vittime. Michele Verde, 61 anni, sua moglie, Vincenza Caiazza, 58 anni, e il primogenito della coppia, Pietro, 31 anni, sono morti sul colpo mentre Francesco Pinestro, 37enne di San Marcellino, è arrivato in gravissime condizioni in ospedale ed è deceduto poco dopo.

Dopo aver commesso la strage, Luciano Pezzella si è costituito dai carabinieri, ma a quel punto i militari del Norm di Aversa, guidati dal capitano Daniele Girgenti, e del comando provinciale di Caserta, diretti dal colonnello Giancarlo Scafuri, avevano già chiara la situazione e tutti i sospetti erano già confluiti su di lui. «Ho sparato ai miei vicini, abbiamo litigato e li ho ammazzati tutti», ha dichiarato un Pezzella stravolto, non appena ha messo piede dentro la caserma dell’Arma. Poi ha poggiato la 9x19 parabellum con il caricatore ormai vuoto sulla scrivania del piantone. Di lì a poco lo hanno interrogato prima i carabinieri, poi il pm titolare del caso, Ilaria Corda della procura di Napoli Nord, e la confessione iniziale si è arricchita di particolari, tutti concordanti con quanto già raccolto dagli investigatori.

Mentre Pezzella vuotava il sacco, via Carducci era già stata chiusa col nastro biancorosso ai parenti delle vittime, sconvolti dalla tragedia, increduli, arrabbiati per una storia drammaticamente assurda, ma anche ai tanti curiosi che si sono riversati in strada: il caldo infernale - ieri si sono sfiorati i quaranta gradi - non ha fermato la folla che, fino all’ora di pranzo, ha stazionato nei pressi del luogo del delitto, tanto che i carabinieri hanno faticato non poco per tenere lontani i non addetti ai lavori dalla strada teatro dei fatti. Il movente A dare l’allarme sono stati alcuni vicini di casa: le urla, poi gli spari. Dalla prima chiamata al 112 al momento in cui è stato chiuso il cerchio la dinamica e il movente sono stati chiari quanto pazzeschi.

Luciano Pezzella non tollerava i continui rumori provenienti dal palazzo di fronte al suo, lì dove Michele Verde viveva con la sua famiglia e dove aveva allestito anche un deposito di contenitori per prodotti ortofrutticoli. Per caricare quelle cassette, i camion arrivavano in via Carducci poco dopo l’alba, in tempo quindi per poi recarsi in campagna e sistemarvi dentro frutta e verdura prima di andare al mercato. Quel continuo trafficare innervosiva Pezzella, anzi lo esasperava tanto che il poliziotto si lamentava continuamente per quei rumori, così come per il parcheggio nel viale, dove spesso agricoltori e fruttivendoli sostavano disordinatamente per andare da Verde e comprare le cassette.

Non ha un carattere mite, l’agente della penitenziaria, molti hanno parlato di lui come di un tipo particolarmente nervoso, che aveva più volte in passato minacciato di usare la pistola. Minacce che nessuno aveva mai preso sul serio, anzi diversi conoscenti ieri mattina hanno raccontato che non si sarebbero mai aspettati che sarebbe arrivato a tanto. Insomma, lo considerano tutti una persona irascibile, ma non un violento. Questo fino a ieri, quando quella frase ripetuta in più occasioni in passato e rivolta all’indirizzo di più persone, «ti sparo», ha valicato i confini verbali ed ha assunto una consistenza tragica. La dinamica Ieri mattina, il poliziotto ha perso il controllo.

Il primo a finire travolto da una furia omicida che si è consumata in meno di cinque minuti è stato Francesco Pinestro. Il 37enne era appena arrivato in via Carducci, Pezzella era in camera da letto e deve averlo sentito mentre era in casa, perché guidava un camion a gasolio rumorosissimo. L’agente si è precipitato in strada, ha estratto la pistola e l’ha puntata contro il camionista: gli ha sparato una volta, un secondo bossolo non è andato a segno perché la Scientifica l’ha ritrovato sull’asfalto. Il 37enne ha perso i sensi e di conseguenza il controllo del camioncino, che è finito contro un muretto basso a pochi metri dalla casa del suo assassino. Poi la guardia penitenziaria è andata dritta verso il suo principale obiettivo: la famiglia Pezzella.

Il primo che si è ritrovato bersaglio dei suoi colpi è stato il capofamiglia. Michele Verde era nell’androne della palazzina, ancora intento a spostare le cassette. Pezzella gli ha sparato, il 61enne si è accasciato tra i recipienti di legno, ma il poliziotto non si è fermato a questo. È salito su per le scale ed ha fatto di nuovo fuoco: prima contro la moglie del suo vicino di casa, Enza, poi contro il suo primogenito, Pietro, che viveva con la fidanzata nell’appartamento attiguo a quello dei genitori. I loro cadaveri sono stati ritrovati, l’uno accanto all’altro, sul ballatoio. Salva per miracolo la ragazza, protetta dal fidanzato che prima di uscire di casa per capire cosa stesse succedendo, le ha detto di restare in casa. Scampato alla strage per un caso fortuito anche il secondo figlio della coppia: quando Pezzella gli ha sterminato la famiglia, il ragazzo era già andato al lavoro, in un bar vicino casa. Ora è rimasto solo con l’altro fratello, Gennaro, che però vive a Milano: sabato prossimo avrebbe dovuto sposarsi con una coetanea.

L’intera famiglia sarebbe partita alla volta del capoluogo lombardo per prendere parte alla festa, ma le nozze sono state annullate dall’orrore che ieri mattina ha sconvolto Trentola Ducenta. Gennaro è stato avvisato dai carabinieri e si è messo subito in viaggio per tornare a casa. Una casa distrutta da un poliziotto della penitenziaria diventato improvvisamente un assassino. L’interrogatorio Ora è in carcere per omicidio plurimo. Dopo aver confessato, Luciano Pezzella è stato interrogato dal pm Ilaria Corda della procura di Napoli Nord. Ora è in carcere, nel penitenziario militare di Santa Maria Capua Vetere, con l’accusa di omicidio plurimo. Lo sorvegliano a vista.

Si teme che dopo il raptus durante il quale ha sterminato un’intera famiglia, prenda coscienza della gravità del suo gesto e per fare i conti con il rimorso compia altre azioni estreme. Non gli viene contestata la premeditazione, nonostante i tanti litigi di cui vicini e parenti hanno parlato, per gli investigatori Pezzella ha agito l’impeto. Martedì al massimo sarà il gip ad interrogare l’agente della penitenziaria.