Trentola Ducenta, il racconto choc: «Ho visto la mattanza, sparava all’impazzata»

Trentola Ducenta, il racconto choc: «Ho visto la mattanza, sparava all’impazzata»
di Paolo Barbuto
Lunedì 13 Luglio 2015, 08:29 - Ultimo agg. 08:36
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Trentola Ducenta. Nel silenzio della domenica mattina di Trentola la donna era sul balcone a stendere il bucato. Ha sentito gli spari, ha urlato, ha chiamato i soccorsi e ha telefonato alla moglie dell’assassino, che non era in casa: «Corri, corri, è una tragedia». La donna abita all’inizio di via Carducci, ricorda con ansia gli attimi della mattanza però chiede «non mettete il mio nome sul giornale, non voglio che resti per sempre scritto vicino a questa terribile storia».



Come s’è accorta di quel che stava accadendo? «Ho sentito tre botte una di seguito all’altra. Ero sul balcone, mi sono sporta per capire cos’era». E cosa ha visto?

«Ho visto un uomo che si trascinava verso il camion e cercava di andare via. Solo in quel momento ho capito che il rumore che avevo sentito era un rumore di spari».



Ha capito subito chi era stato a sparare?

«L’ho visto, ho riconosciuto Pezzella che entrava nella casa dei Verde. Ho sentito altri rumori forti, altri botti. Stava massacrando quella povera famiglia, allora ho iniziato a gridare con tutta la voce che avevo in corpo. Mi hanno sentito tutti e si sono affacciati».



Mentre l’operaio, il povero Franco, chiedeva aiuto.

«Sono attimi che non potrò mai dimenticare. Era seduto al posto di guida del furgone. Aveva provato ad allontanarsi ma non ce la faceva. All’inizio è rimasto seduto, poi ha aperto la portiera».



Nessuno è andato ad aiutarlo?

«In tanti. Anche perché non è riuscito a scendere dal furgone. Nel tentativo di venire giù è rotolato per terra, soffriva, si lamentava. Cercava di sollevarsi ma non ce la faceva».



I soccorsi sono arrivati subito?

«In tanti abbiamo avvisato i carabinieri e il 118. Ma prima ancora molte persone sono andate a tentare di aiutare il povero Franco. Anche mio figlio è andato a dare una mano».



Ma non c’è stato nulla da fare.

«All’inizio sembrava che non fosse grave. Chiedeva di bere, diceva di avere sete, molta sete. Ha anche provato a rialzarsi. Subito gli è stata portata l’acqua, ma poi all’improvviso si è accasciato, è svenuto, non si muoveva più anche se era ancora vivo».



Nel frattempo lo sparatore cosa faceva?

«È rimasto nei paraggi. Io ho subito telefonato alla moglie che non era in casa. Siamo buone amiche, è una persona a modo, perbene, una lavoratrice infaticabile».



Cosa le ha detto?

«Pina corri a casa, è successa una tragedia. Lei è arrivata immediatamente e si è scagliata contro il marito. Sono stati momenti tragici. Lei urlava, gli gridava di andare dai carabinieri, di costituirsi. Anche la figlia era sconvolta».



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