Ucciso per gioco, parla il testimone-chiave: «Il fratello di Marco era sul luogo del delitto»

marco mongillo morto
marco mongillo morto
di Marilù Musto
Sabato 6 Agosto 2016, 08:41 - Ultimo agg. 09:05
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«Vincenzo Mongillo, il fratello di Marco, era nell’appartamento quando Antonio Zampella ha sparato a Marco. Successivamente, ho incontrato Vincenzo al funerale di Marco e gli ho detto che avevo trovato la pace, riferendomi al fatto che ero venuto da voi a riferire la verità». Questo è ciò che è stato denunciato ai carabinieri dal «quinto» ragazzo presente nel momento del delitto di Marco. Il giovane era sul luogo dell’omicidio di Marco Mongillo l’otto luglio scorso, ma solo ora è uscito dall’ombra. Gli amici hanno sempre sostenuto che non ci fosse nella casa al quarto piano del rione popolare di Caserta, Santa Rosalia. Lì, si trovava agli arresti domiciliari Umberto Zampella, fratello di Antonio, quest’ultimo accusato dell’omicidio di Marco, il pizzaiolo di 19 anni morto durante un gioco finito male. Nell’appartamento, dunque, c’erano cinque ragazzi, non quattro, come inizialmente avevano riferito sia i due fratelli Zampella che Vincenzo Mongillo. Il quinto amico del gruppo era D.D. L., 20 anni di Caserta, definito ora il «testimone-chiave» dell’omicidio. È proprio lui, il teste di appena 20 anni, che racconta una versione differente rispetto a quella fornita da Vincenzo, il quale aveva spiegato: «Ero sceso al pian terreno per riprendere un pacchetto di cartine caduto giù dal balcone». Ricostruzione smentita da De Lucia: «Antonio Zampella disse, a un certo punto, a Vincenzo Mongillo di seguirlo - ha dichiarato nel verbale D. - i due si sono assentati per 40 minuti, e quando sono rientrati, Antonio impugnava una pistola. Si è girato direttamente verso Marco, ha caricato la pistola e gliel’ha appoggiata sulla fronte. Ha sparato. Marco stava chattando e non si è reso conto».
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