Villetta degli orrori: sentenza sei
mesi fa, ma la motivazione non c'è

Villetta degli orrori: la sentenza sei mesi fa, ma la motivazione non c'è
Villetta degli orrori: la sentenza sei mesi fa, ma la motivazione non c'è
di Marilù Musto
Domenica 24 Settembre 2017, 18:12 - Ultimo agg. 18:17
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Castelvolturno. Sei mesi persi. Centottata giorni, circa, aspettando la motivazione di una sentenza che non arriva. E mentre si avvicina sembra sempre più lontana, come un miraggio. È una storia infinita quella del dottor Domenico Belmonte, il medico accusato di aver ucciso e sepolto i corpi di moglie e figlia nel fondo della sua villetta a Baia Verde a Castelvolturno, nel lontano 2004.
Il giudice Emilio Minio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere non ha ancora depositato la motivazione della sentenza che il 15 marzo di quest’anno ha prosciolto Salvatore Di Maiolo, genero di Belmonte, ex marito di Maria Belmonte. Il medico non ha assistito alla sentenza perché è morto nel gennaio scorso. E con lui sono morti i segreti che custodiva; è morto il movente di quella morte, la dinamica e tutto ciò che riguardava il duplice delitto.
E, infatti, il giudice Minio ha dichiarato nullo il processo per lui, per Belmonte, a causa del decesso dell’imputato, mentre per Di Maiolo - autista del dottore e accusato di concorso in omicidio e occultamento di cadaveri - era giunto il proscioglimento «perché il fatto non sussiste», nonostante il sostituto procuratore Gerardina Cozzolino avesse chiesto il rinvio a giudizio.
Da allora non si è più saputo nulla sugli atti giudiziari. Sforati i 90 giorni «categorici» entro cui si deve depositare la motivazione di una sentenza, la vicenda ha subito il destino dell’oblio.
La vicenda giudiziaria della morte di Elisabetta e Maria Belmonte, madre e figlia, era cominciata il 13 novembre del 2012, giorno in cui la polizia di Stato in un’intercapedine della villetta di Baia Verde a Castel Volturno trovò i resti delle due donne. Del doppio decesso venne accusato il rigido e sboccato dottor Belmonte, ex direttore sanitario del carcere di Poggioreale, nonché marito e padre delle due donne, poi deceduto in silenzio e senza clamore, il 25 gennaio a 77 anni.
Ma tutto rimandava al 2004, anno della scomparsa delle due poverine. Belmonte non aveva mai denunciato la scomparsa in quanto riteneva che si fossero allontanate volontariamente: fu questa la sua versione quando finì in carcere.
L’ uomo negò ogni addebito dicendo di non sapere di chi fossero quelle ossa e perché si trovassero nascoste in un’intercapedine della sua abitazione. Ma per il pm fu lui ad uccidere madre e figlia. Belmonte venne poi scarcerato dopo 23 giorni di prigione su decisione del Tribunale del Riesame di Napoli, che parlò «di assoluta incertezza» sulle cause del decesso.
Ora, si apre un’altra fase: oltre all’attesa estenuante della motivazione da parte degli avvocati difensori, Nando Letizia, Carlo De Stavola e Rocco Trombetti, c’è anche un fronte civilistico-giudiziario. La villetta di Castelvolturno risulterebbe attualmente ancora sequestrata, a cinque anni dalla riapertura delle indagini da parte del pm Silvio Marco Guarriello, ora alla Procura di Salerno. L’unico erede reale è Salvatore Di Maiolo, ex marito di fatto di Maria, ma legalmente ancora suo consorte. Quindi, una volta dissequestrata, la «villa degli orrori» potrebbe finire nelle mani dell’ex genero, indagato e poi prosciolto. E così, il paradosso in questa intricata e assurda vicenda, non sembra affatto un miraggio. La sentenza invece sì.
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