Whirlpool, stop ai trasferimenti da Carinaro a Napoli: operai a rischio

Whirlpool, stop ai trasferimenti da Carinaro a Napoli: operai a rischio
di Lorenzo Iuliano
Mercoledì 7 Settembre 2016, 08:39
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CASERTA - Il piano Whirlpool per lo stabilimento di Carinaro rischia di naufragare. Nel vertice di ieri a Roma con i sindacati, l’azienda ha fatto sapere che sono bloccati i trasferimenti di personale dal Casertano al sito produttivo di Napoli. In cento già a luglio scorso sarebbero dovuti passare lì, ma ieri la società ha illustrato i risultati del primo semestre, dichiarando un calo di quasi il 6 per cento del mercato del lavaggio. Stop dunque all’impegno già preso. Il nodo è tutto campano. In 37 erano già pronti ad andare, solo 6 ce l’hanno fatta nei mesi scorsi. Delusione e malcontento tra i lavoratori di Carinaro e anche tra le sigle sindacali. Al tavolo nella capitale erano seduti i segretari nazionali di categoria. Il pressing sull’azienda ha l’obiettivo di portare lavoro in Campania.

Il piano di salvataggio di Carinaro così è al palo. Sono ancora circa 500 gli operai del sito. Erano 815 prima dell’annuncio-choc della chiusura il 16 aprile 2015. Poi la lunga battaglia per salvare l’impianto, che dopo oltre due mesi portò a luglio dello scorso anno all’accordo non certo indolore. Da 815 a 500 dipendenti, tra prepensionamenti e altre misure. Non hanno funzionato gli incentivi per trasferirsi a Varese, solo in 50 hanno mostrato disponibilità. Il risultato è che la riapertura produttiva del sito di Carinaro è slittata da luglio a ottobre. Per tutti, da mesi e fino al 2018, l’azienda prevede la cassa integrazione. Della reindustrializzazione dell’impianto gemello di Teverola non si parla più e non c’è nessun acquirente. Sul Casertano, insomma, Whirlpool non sembra intenzionata a puntare e anche ieri ha lamentato l’abbandono da parte di governo e Regione Campania. In realtà l’assessore alle Attività produttive Lepore ha più volte fatto sapere che la Regione è pronta a investire su un programma di impegni aziendali chiaro e non a fondo perduto. Da qui l’attrito e gli operai ancora condannati a guadagnare 850 euro al mese di ammortizzatori sociali.
 
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