Ferrè, poeta al servizio della libertà
Siena celebra cento anni dalla nascita

Ferrè, poeta al servizio della libertà Siena celebra cento anni dalla nascita
di Ciro Manzolillo
Lunedì 19 Settembre 2016, 21:43
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Ricorre quest'anno il centenario della nascita di Léo Ferrè, un poeta al servizio della libertà, vissuto dalla fine degli sessanta in Toscana a Castellina in Chianti, nel senese, dove è morto nel 1993, e che ha regalato ad intere generazioni di tutto il mondo canzoni ineguagliabili come "Avec les temps", "La solitudine" o quel capolavoro che è "Gli anarchici".

L'anarchia entra spesso nei brani di Ferré, anche perché lui - come gli altri due immensi colleghi chansonniers, il franco-lucano Georges Brassens e Jacques Brel - ha agganciato la vita ad un sentimento artistico-politico rivoluzionario. Proprio sull'anarchia Ferrè, Brel e Brassens si ritrovarono a dibattere il 6 gennaio del 1969 a Parigi nel corso di un incontro organizzato dalla rivista "Rock e folk" ed andato in onda sulle frequenze di Radio-Rtl. La discussione fra i tre chansonniers viene aperta da Brassens che dichiara: «L'anarchia è difficile da spiegare... Gli stessi anarchici fanno fatica a spiegarla. Quando ero nel movimento anarchico - e ci sono rimasto due o tre anni subito dopo la seconda guerra mondiale, facevo il giornale Le libertaire - ciascuno aveva un'idea del tutto personale dell'anarchia. E' proprio questo ad essere esaltante nell'anarchia: non c'è un vero dogma. E' una morale, un modo di concepire la vita...».

Sulle parole di Brassens si aggancia Ferrè che sostiene: «L'anarchia è una morale del rifiuto, secondo me se nel corso di millenni non ci fosse stato qualche energumeno a dire no, qualche volta, saremmo ancora sugli alberi...». Jacquel Brel sull'anarchia si limita ad ammettere «Sono completamente d'accordo con quello che dice Léo», mentre sul precedente parere di Brassens, il cantautore di origine belga chiosa «L'anarchia è un modo sì di concepire la vita, ma che accorda le priorità dell'individuo».

Brassens, Brel e Ferré non si possono abbracciare e narrare secondo registri ordinari e convenzionali. Bisogna sposarne, per capirli, la loro utopia, la loro normalità ai margini.  
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