Silone, 39esimo anniversario della scomparsa:
quell'atroce biennio del rinato Fontamarese

Silone, 39esimo anniversario della scomparsa: quell'atroce biennio del rinato Fontamarese
di Antonio Gasbarrini
Domenica 20 Agosto 2017, 20:13 - Ultimo agg. 20:59
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Il 22 agosto di 39 anni fa, Ignazio Silone prendeva il suo definitivo congedo terreno in una clinica ginevrina. Le sue ultime parole Maintenant c'est fini. Tout est fini. Je meurs (prima di entrare in coma per qualche giorno), certificano la lunga frequentazione giovanile del rivoluzionario comunista full time (1921 / 1931), in uno dei tanti Paesi europei che lo avevano visto protagonista ai vertici del PCd'I, partito diventato clandestino dal 1926 dopo la promulgazione delle antidemocratiche leggi eccezionali fasciste.

IL FRATELLO ROMOLO - Proprio mentre era in Francia, dove era stato anche incarcerato, il futuro scrittore abruzzese aveva appreso la tremenda notizia dell'arresto del fratello minore Romolo, accusato ingiustamente di essere l'autore principale dell'attentato alla Fiera di Milano che causò alcune decine di morti e feriti. A poco valse la mobilitazione innocentista di vari esponenti dell'intellighenzia europea: la prevedibile condanna all'ergastolo fu definitivamente stabilita, una volta accertata la sua estraneità, in dodici anni di reclusione. Romolo, purtroppo morirà nel carcere di Procida, a causa delle torture subite, nell'ottobre del 1932.
È in tale tragico contesto che va storicamente inquadrato il rapporto instaurato tra Secondino Tranquilli (alias Silone) e il funzionario di polizia Guido Bellone, rapporto che come recita un passo del documento dell'Ovra datato 1935, aveva le seguenti motivazioni: Il Tranquilli, com'è noto, non fa mistero alcuno del suo profondo odio contro il Fascismo, cui da comunista qual è (sic.) attribuisce la morte, avvenuta nelle carceri italiane, del fratello, che egli cercò di giovare quando tentò di prestarsi come nostro informatore.
Com'è noto, di tutt'altro avviso, sulle modalità e la natura delatoria delle varie informative e lettere attribuite con molta disinvoltura alla presunta spia pescinese arbitrariamente infiltrata nel Psi prima e nel PCd'I poi, dagli storici revisionisti Dario Biocca e Mario Canali. I quali con una serie di scoop, saggi e taroccate biografie concernenti il Nostro, hanno tentato di demolire la possente figura di uno dei massimi scrittori e pensatori del Novecento europeo.

ROMANZATE RICOSTRUZIONI - Per nostra fortuna, di tutt'altro avviso sono stati altri degnissimi storici e studiosi siloniani (Aldo Forbice, Mimmo Franzinelli, Angelo G. Sabatini , Sergio Soave, Giuseppe Tamburrano, Massimo Teodori, Alberto Vacca...), che hanno contestato, spesso alla radice, le fantasiose e romanzate ricostruzioni della concertante coppia denigratoria. Per chi voglia approfondire i tanti granchi presi a piene mani da Biocca e Canali, suggeriamo la lettura di uno dei più recenti e illuminanti libri in proposito scritto da Alberto Vacca: Le false accuse contro Silone (Guerini e Associati, 2015). 

IL VERO INFORMATORE- Nelle sue dense pagine chiarificatrici, e, con inoppugnabili documenti alla mano, l'autore dimostra come le informative ricondotte abusivamente a Silone nel periodo 1923-1927, erano state invece redatte da una vera spia di primo pelo, regolarmente presente nel registro paga dell'Ovra, rispondente al nome di Alfredo Quaglino: Verificata l'infondatezza delle accuse formulate contro Silone, possiamo concludere affermando () che le relazioni fiduciarie relative al periodo 1923-1927, attribuite da Canalii e Biocca a Silone, furono redatte da Alfredo Quaglino.
Tralasciando ora questo disgustoso aspetto fantabiografico siloniano, dai contorni anche boccacceschi e su cui è opportuno sorvolare, cerchiamo telegraficamente di riproporre la solare, fulgida figura del rivoluzionario abruzzese, pubblicando, a mo' di omaggio, un suo inedito scritto, datato 28 dicembre 1928 (vale a dire alcuni mesi dopo l'arresto di Romolo), sulla Questione della lotta per il diritto d'asilo da me reperito una decina di anni fa nell'Archivio della romana Fondazione Gramsci. 

VERBO MARXISTA - Non sfuggirà, all'attento lettore, la sua oggettiva attualità connessa ai contemporanei flussi emigratori. Né va tanto meno sottaciuto il suo contributo teorico all'affermazione del Verbo marxista con i vari articoli e saggi pubblicati in quel periodo su lo Stato Operaio, verbo che comincerà ad entrare in crisi l'anno successivo con il suo ricovero in un sanatorio svizzero e con la contestuale nascita/rinascita del superbo romanziere di Fontamara (scritto nel 1930 e pubblicato in lingua tedesca nel 1933 durante il suo esilio svizzero che si protrarrà fino al 1944).
 
"LA QUESTIONE DELLA LOTTA PER IL DIRITTO D'ASILO"

Carissimi,
avevamo scritto al S.R. sulla questione della lotta per il diritto d’asilo, quando abbiamo ricevuto la lettera in cui è riferita la discussione che ha avuto luogo tra di voi sullo stesso argomento.
Nella lettera al S.R. avevamo già esposto il nostro parere ed avevamo proposto che la questione fosse portata alla Centrale del S.R: e poi sottoposta al MOPR con proposte concrete. Ma i dubbi che sono sorti tra di voi, ci inducono ad esporre più ampiamente il nostro pensiero.
La discussione tra di voi si è impegnata sul come lottare per il rispetto del diritto d’asilo. In realtà sareste arrivati ad una conclusione comune, se, anzitutto, aveste discusso che cosa s’intende per diritto d’asilo. Attualmente né la nostra stampa, né la stampa del partito francese, né il S.R. francese, né la C.G.T.U. svolgono una lotta per il diritto d’asilo. Si può anzi dire che una vera e propria campagna per il diritto d’asilo non l’hanno mai fatta, se per campagna s’intende un piano completo di agitazione, in cui intervengono tutte le forze a nostra disposizione, in vista di determinati obiettivi. Quello che invece le nostre organizzazioni hanno sempre fatto e continuano a fare, è la protesta occasionale ogni volta che dei lavoratori vengono espulsi. In queste proteste si parla del rispetto del diritto d’asilo, ma, in realtà, il diritto d’asilo non esiste. Esiste una tradizione, una consuetudine per cui nei paesi liberali i profughi politici di altri paesi dovrebbero aver diritto all’asilo. Ma non esiste nessun obbligo giuridico. Non esiste quello che c’è per le estradizioni, in cui espressamente è detto che il governo francese non può estradare un delinquente richiesto dalla giustizia del suo paese perché colpevole di reati politici. Infatti tutte le campagne per impedire l’estradizione di elementi politici sono state finora, tutte, vittoriose: è stato sufficiente che si sia dimostrato, ogni volta, che si trattava effettivamente di reati politici, mentre le campagne per il rispetto d’un diritto d’asilo che esiste solo nei libri di storia hanno finora lasciato il tempo che trovano. La nozione del diritto d’asilo si è così degenerata e comunemente si considera per diritto d’asilo la concezione (il favore) che la polizia concede al profugo, in base a certe raccomandazioni, o in base a impegni che il profugo assume. Le campagne del S.R., in fondo, non sono mai uscite da questo piano: si è lottato tante volte per imporre che Tizio, o Caio, o Sempronio, non vengano espulsi. Si è lottato, cioè, per strappare delle concessioni, caso per caso, ai governi e alla polizia, ma non s’è mai fatta una lotta seria e sistematica per ottenere quello che si è ottenuto per le estradizioni. Non si è mai fatta una questione politica, di principio, riguardante tutti gli stranieri. Perciò se qualche concessione si è riuscita a strappare ai governi in circostanze particolarmente favorevoli, dopo un mese si era di nuovo daccapo: era sufficiente che cambiasse il
prefetto, o il commissario di polizia, perché il nuovo funzionario instaurasse una nuova politica verso i profughi politici.
E’ possibile, in determinati paesi, risolvere in modo più duraturo il problema del soggiorno dei profughi politici? Nei paesi in cui non vi sono profughi (ad es. in Danimarca, in Svezia,) probabilmente sarà facile, ma nei paesi con forti immigrazione di stranieri, la cosa è molto difficile. Pero’ in determinate circostanze politiche non è impossibile, e la conferma è nella vittoria che si ottenne quando si fece l’agitazione contro l’estradizione di delinquenti politici, e nei progetti di legge che i radicali francesi vogliono presentare per assicurare uno stato giuridico agli stranieri. Non credo che qualcuno di voi abbia fatto delle obbiezioni di principio contro la lotta per il raggiungimento di determinate conquiste legali in regime borghese, perché questa è una cosa ormai vecchia sulla quale siamo tutti d’accordo. Il P.C.F. ha tutta una serie di rivendicazioni politiche democratiche, a cominciare dalla proporzionale elettorale fino al mantenimento e alla democratizzazione della giuria popolare. Il P.C.F. nel 1925 mise nel suo programma elettorale la rivendicazione dell’uguaglianza civile tra i lavoratori francesi e stranieri. Tutte queste rivendicazioni, anche se praticamente non saranno realizzate nell’attuale regime, tuttavia non sono inconciliabili con esso. Anzi, la critica dell’attuale legislazione sugli stranieri è fatta dai liberali borghesi in nome  dei principi della rivoluzione borghese ed essi chiedono per gli stranieri le garanzie giudiziarie elementari che devono essere riconosciute ad ogni cittadino: 1. subordinazione della polizia alla magistratura e affidamento agli ordinari tribunali civili delle funzioni ora tenute dalla polizia degli stranieri; 2. comunicazione delle imputazioni; 3. diritto alla difesa; 4. diritto al difensore; 5. diritto all’appello. Questi sono i principi della Lega dei diritti dell’uomo, ma noi possiamo lottare per gli stessi obiettivi politici, partendo da altri principi e seguendo altre vie. Noi possiamo lottare per gli stessi obiettivi politici, svolgendo una critica aspra della democrazia borghese, sviluppando il concetto elementare della nostra dottrina che la stessa uguaglianza giuridica è un’ironia finché esistono tante disuguaglianze economiche, politiche, nazionali, di razza, ecc. Ma anche escludendo che la lotta per lo stato giuridico degli stranieri possa arrivare alla soppressione del sistema delle espulsioni per via amministrativa, (ed escluderlo non si può a priori,) i vantaggi evidenti che ne riceverebbe la nostra propaganda antidemocratica devono consigliarci di trasportare la nostra lotta su questo terreno e su di esso differenziarci dagli elementi della Lega dei diritti dell’uomo.
Come differenziarci? Nei principi: noi siamo per l’uguaglianza degli operai francesi con gli operai stranieri. Noi siamo contro le espulsioni, anche se pronunziate da Tribunali e dopo che colui che è minacciato di essere espulso ha potuto vedere il dossier che lo riguarda e difendersi. Sul terreno puramente giuridico, noi sosteniamo che la legge deve essere comune, tanto per i francesi che per gli stranieri e che uno straniero il quale non può essere condannato al carcere perché non ha commesso
 
nessun reato specifico, non può nemmeno essere espulso, perché l’espulsione è una pena ed egli non ha commesso nessun reato. Sul terreno puramente giuridico noi
sosteniamo che gli stranieri devono avere il diritto d’organizzarsi come i cittadini
francesi, che essi devono avere il diritto di dirigere delle organizzazioni sindacali,
(ciò che le attuali leggi negano), che essi possono pubblicare dei giornali e rispondere della pubblicazione alla magistratura e non alla polizia. Noi quindi chiediamo che
cessino i sequestri dei giornali comunisti stranieri. Il progetto di legge Moutet, che Guernut ripresenterà nell’attuale legislatura, si presta ad una critica molto aspra da parte nostra. Non è stata ancora fatta, ma deve essere fatta. “La Libertà” presenta quel progetto come un vangelo di liberalismo: è facile dimostrare che esso è animato dallo stesso spirito reazionario da cui è animato (sic.) l’attuale legislazione, soltanto si sforza di salvare la forma. Ma la nostra differenziazione sul terreno dei principi, non ha che un valore di propaganda e come tale non sarà accessibile alle grandi masse. Percio’ noi dobbiamo differenziarci ANCHE sul terreno della lotta politica per la revisione dell’attuale legislazione sugni (sugli) stranieri. Ad es. a parole, la Concentrazione è per la libertà sindacale in Italia, ma essa aspetta la libertà sindacale da Ginevra, mentre noi l’aspettiamo dall’azione delle masse italiane. Anche sul terreno della lotta politica è facile differenziarci dalla Lega dei diritti dell’uomo, mobilitando i sindacati, il soccorso rosso e le altre organizzazioni e facendo intervenire le masse emigrate. A questo riguardo, i limiti si sono imposti solo dalla nostra debolezza organizzativa. Ma se riuscissimo a interessare alla lotta per la soppressione delle espulsioni la grande massa di stranieri che è in Francia, essa rappresenta un tal peso nella produzione francese che da sola potrebbe ottenere tutto.  Se gli operai stranieri nelle fabbriche applicassero in massa la parola d’ordine “a trattamento di merda lavoro di merda”, è molto probabile che gli industriali interverrebbero presso la polizia a moderare il suo zelo. Data la nostra debolezza organizzativa, bisogna marciare in tutte le direzioni, utilizzando tutte le risorse. L’efficacia dell’azione dipenderà da quello che ogni organizzazione saprà fare nel suo ambito.
Di fronte alla Società delle Nazioni, la posizione dei comunisti e delle organizzazioni di classe nelle quali militano i comunisti è conosciuta. Non soltanto nei riguardi della S.d.N., ma anche nei riguardi degli altri organismi societari, (B.I.T., Corte dell’Aja, ecc.) la posizione dei comunisti è immutata. La cosa è diversa per i parlamenti. Come conclusione della campagna di massa, non bisogna escludere, ma bisognerebbe prevedere un intervento parlamentare. Anche su questo, credo che nessuno di voi sia contrario. Il diritto d’asilo non è una conquista che puo’ essere sancita nei contratti di lavoro, quindi rimanere nell’ambito puramente sindacale. Il diritto d’asilo e la proposta di soppressione del sistema delle espulsioni, dopo essere stati agitati in mezzo alle masse, devono essere portati nel Parlamento dalla frazione comunista. D’altra parte vi è già un’iniziativa parlamentare in materia, da parte dell’on. Guernut; quando il progetto Guernut passerà, i deputati comunisti non possono tacere, né possono approvarlo integralmente, ma dovranno presentare un altro progetto, e degli emendamenti radicali al progetto Guernut.
Sarebbe un errore porsi, prima che la campagna cominci, il problema dell’azione parlamentare. Senza una forte agitazione dei sindacati unitari, che si ripercuota nei sindacati della C.G.T., la stessa azione parlamentare sarebbe sterile: cominciando dai deputati comunisti e dalla stampa comunista, nessuno farebbe caso e darebbe grande importanza ad un discorso pronunziato alla Camera in favore degli stranieri. Vi sono alcuni compagni che all’inizio d’ogni agitazione, vedono subito la parte visibile e appariscente di essa: il telegramma all’ambasciata, a Mussolini, alla società delle nazioni, ecc. e trascirano (trascinano) l’agitazione in mezzo alle masse. Bisogna reagire contro questa mentalità. Il malumore che episodi simili hanno suscitato nel passato tra gli elementi operai in fondo era giustificato. Senza escludere che i C.P.A. e i Patronati possano mandare telegrammi ai governi e alle ambasciate, bisogna tuttavia compiere questi atti quando tutta la massa è già in fermento e in movimento: i telegrammi saranno allora l’espressione dell’indignazione della massa e serviranno ad aumentare il fermento e ad attirarlo sulla persona fisica di esponenti del regime fascista e borghese. Queste sono cose dall’apparenza secondarie, ma nella lotta per alcune rivendicazioni che sono formalmente comuni a noi e alla Concentrazione esse acquistano una importanza di principio, perché è su di esse che noi ci differenziamo dalla Concentrazione. Infatti, noi e la Concentrazione siamo per un certo numero di rivendicazioni democratiche, che possono essere formulate anche con le stesse parole. Il terreno sul quale noi ci differenziamo dalla Concentrazione nella lotta per quelle tali rivendicazioni è nel metodo. E noi diciamo che solo il nostro metodo è efficace, (che solo nel nostro metodo si lotta veramente in Italia per la libertà di stampa, per la libertà sindacale, ecc. e all’estero per il diritto d’asilo, ecc.).Ma se noi adottiamo il metodo di lotta della Concentrazione, di fronte alle grandi masse noi appariremo come una forza rimorchiata da essa.
Queste considerazioni sono valevoli sia per le agitazioni che hanno delle possibilità di successo, sia per quelle che non l’hanno. Non bisogna sottovalutare l’interesse che la Concentrazione ha nell’adozione del progetto Guernut. La Concentrazione è all’estero e vi rimarrà finché vivrà il fascismo. Le compiacenze che la Concentrazione incontra ora presso il governo francese potranno anche raffreddarsi. L’appoggio che la Francia dà alla emigrazione antifascista democratica non è dettata da ragioni di principio, ma da interessi. Il giorno in cui la Francia potrà avere dei compensi equivalenti dall’Italia, potrà anche inviare i Concentrazionisti a fare la valigia. E’ un fatto che da un anno, (da quando è andato a Roma il nuovo ambasciatore,) l’Italia negozia questa concessione da parte della Francia e questa è una conferma che nella politica estera fascista hanno un gran peso le preoccupazioni di politica interna. Gli stessi concentrazionisti sanno questo e di tanto in tanto, quando si sparge la voce che il trattato italo-francese sta per essere firmato, essi sono presi dal timor panico. Cio’ deve indurci a considerare la loro attuale agitazione, non solo come qualcosa per gettare la polvere negli occhi, ma un tentativo di mettere le mani avanti per salvare loro stessi. Da parte nostra bisogna procedere almeno con uguale serietà: non limitarci ad un telegramma, ad un appello, ad un articolo, ma predisporre un piano completo d’azione e realizzarlo durante alcuni mesi.
Noi siamo sempre dell’opinione che l’agitazione per il diritto d’asilo debba essere condotta sul terreno internazionale e in questo senso abbiamo già scritto alla sezione italiana del S.R. Tra le questioni che saranno dibattute nella preparazione del congresso int. antifascista dovrà esserci anche questa,
 
Saluti                                                                                        Pasquini (Ignazio Silone)

 
* In corso di pubblicazione (courtesy Angelus Novus Edizioni – L’Aquila)
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