L'esordio di Pino Marcucci
«Scusate...se ho fatto presto»

L'esordio di Pino Marcucci «Scusate...se ho fatto presto»
Sabato 1 Aprile 2017, 23:47
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Ironia e paradosso. Comicità e morale "terapeutica". Nel cocktail narrativo scivola tutto. La miscela si agita in maniera indovinata. Lo scenario è quello che ruota intorno a un tradimento coniugale. Argomento serio, delicato, dolorosamente antico ed eternamente attuale. Si può sorridere della vicenda di una moglie fedifraga? Una risposta equilibrata sarebbe no, anche se il reo fosse un lui. Si tratta pur sempre di uno dei traumi più gravi a livello sentimentale. Ancor più quando il marito-vittima, in questo caso, si lascia trascinare con insistenza (ma invano) in un vortice ossessivo finalizzato al suicidio per l'onta ricevuta. Ma può accadere che il desiderio della morte diventi come la passione d'amore: non sempre cioè, arriva quando la cerchi o l'aspetti, ma spesso viene all'improvviso. La vita può insegnare allora, che dalle situazioni più tragiche si può uscirne aggrappandosi anche alla filosofia. E' questa la sintesi di quanto avviene in “Scusate… se ho fatto presto!”, il romanzo d’esordio del noto compositore e arrangiatore romano Giuseppe Marcucci (per Viola Editrice), un testo divertente, che sfiora il grottesco, ma non per questo privo di attente considerazioni umane e riflessioni introspettive. Fin dalle prime battute emerge la disarmante onestà di Marco, il protagonista, classica persona perbene. Lui è un uomo talmente in buona fede che stenta a riconoscere il marcio nella sua donna perfino di fronte alla dura realtà dei fatti. Lei lo tradisce con un rozzo, un uomo volgare. In un afoso agosto romano Marco va poi incontro a un inesorabile crollo emotivo che culmina nella disperata ricerca della morte, unica soluzione concepibile per un puro come lui. Purtroppo però, o per fortuna, vede sfumare, uno dopo l’altro, tutti i suoi bizzarri e goffi tentavi di suicidio in un frenetico susseguirsi di eventi e situazioni singolari, fino a quando una provvidenziale intuizione lo folgora e lo riporta alla ragione. Marco in questo percorso tra il disperato e il rassegnato riesce a trovare un altro amore, rinasce, scopre un'esistenza nuova ai Caraibi, ma.... Marcucci ha il merito di essere riuscito a far emergere una vena esilarante dal contesto drammatico della storia, dalla quale si ricava anche una lezione di vita: si possono addolcire le grandi amarezze e delusioni dell'esistenza, seppellendo il tutto con una intensa e convinta risata. Un sano riscatto insomma, in barba al destino beffardo. Artista versatile e vivace, l'autore del libro ha composto musiche e canzoni per José Carreras, Mina, Al Bano, Amedeo Minghi, Gianni Morandi, Tom Sinatra, Placido Domingo, Russell Watson, Vincenzo La Scola. Il maestro Marcucci è un uomo che vive per la musica. Per lui la vita è una sinfonia, è un’armonia di note. Il testo di questa sua narrazione letteraria a breve sarà anche riprodotto in chiave teatrale, con regista e compagnia di attori di rilevanza nazionale.
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