Napoli americana, città per ricchi: «Il posto migliore per andare in pensione»

Napoli americana, città per ricchi: «Il posto migliore per andare in pensione»
di Alberto Giuffrè
Venerdì 27 Maggio 2016, 15:51
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Vedi Napoli e poi mangi una pizza Periferia di Naples, Florida. Al tavolo arriva un piatto con una margherita, tonda e piccola. È accompagnata da sei alette di pollo fritte. Meglio allora provare in centro, al Cafe Luna: sia il gioco che l’impasto si fanno più duri. La scritta «meat lovers» sul menu si traduce in una pizza con prosciutto, salame e salsiccia. Il tutto accompagnato dalle musiche di Pino Daniele e Pavarotti. E da ventilatori con nebulizzatore d’acqua puntati ad altezza d’uomo. Clima e colonna sonora a parte, è chiaro che, per un integralista del genere, ci troviamo di fronte a due crimini.



Gli unici due, probabilmente, in cui è possibile imbattersi in questa Napoli. Fino a pochi anni fa era la seconda città degli Usa con la più alta concentrazione di milionari. I prezzi delle case si aggirano in media sui 520 mila dollari. Qui ha una villa Steven Spielberg. Qui ha vissuto per molti anni Larry Bird, uno dei giocatori di basket più forti di tutti i tempi. Qui continua a vivere Shahid Khan, magnate americano nato in Pakistan, proprietario del Fulham – una delle squadre di calcio di Londra – e dei Jacksonville Jaguars, franchigia Nfl, il campionato di football americano. Non è un caso se questa città affacciata sul Golfo del Messico è, secondo Forbes, uno dei posti migliori dove venire a godersi una ricca pensione. Tra i tanti ad aver fatto questa scelta c’era anche l’ex calciatore Giorgio Chinaglia. «Ho saputo che aveva vissuto qui solo quando è morto, altrimenti sarei andato a trovarlo. Ero a Monaco di Baviera ai mondiali del ’74 e facevo il tifo per lui».

A parlare è Giovanni, un pensionato che ha lasciato Bari a diciotto anni per emigrare prima in Germania e poi in Canada. Ora una parte dell’anno la trascorre sul molo di Naples con in mano una canna da pesca. Vuole aggiornamenti sulla politica italiana. «Che dice zio Silvio?» chiede con l’aria di chi, neanche al pensiero di un piatto di orecchiette, avrebbe nostalgia di casa. Un sentimento condiviso anche da Angelo, in piedi alle sue spalle in attesa che, anche dall’altro lato del molo, abbocchi qualche pesce. Lui vive in Olanda e ripara aerei. È venuto con la moglie per qualche giorno di vacanza. Uno dei tanti turisti che, ogni anno, trascorre qui qualche settimana. I quasi ventiduemila abitanti censiti ufficialmente sono infatti una cifra indicativa che diminuisce e si gonfia a seconda dei periodi dell’anno.

Un posto al sole
Quelli che fuggono dal freddo in cerca di un posto al sole, li chiamano “snowbirds”. Ma da dove vengono esattamente? Partono soprattutto dal Midwest o addirittura dal Canada. E grazie alla Interstate 75, che taglia il Paese da nord a sud, arrivano sulla costa occidentale della Florida. A differenza dei newyorchesi o di chi vive a Boston e Washington che, seguendo l’altra arteria, la Interstate 95, approda più facilmente sulla costa Est fino a spiaggiarsi a Miami. La forma dello Stato non è un dettaglio. Ai primi abitanti non era sfuggito il fatto che la Florida fosse una penisola, come l’Italia. Così come non era sfuggito che una città costruita sulla costa Ovest, baciata dal sole, potesse diventare una sorta di “nuova Napoli”.

Da qui, secondo alcuni, deriverebbe il nome. Ma c’è un’altra teoria: a battezzarla così sarebbe stato John S. “Cerro Gordo” Williams, eroe di guerra messicano. Uno dei primi a esplorare l’area. In questo modo avrebbe reso omaggio alla città italiana che, dopo una visita, gli aveva conferito la cittadinanza onoraria. Ancora un’altra ipotesi: la fornisce la storica Doris Reynolds. Il nome sarebbe stato scelto in onore di Achille Murat, figlio del re di Napoli Gioacchino e di Carolina Bonaparte. Dopo la fucilazione del padre si rifugiò prima in Austria, poi in Florida, a Tallahassee. Comprò anche una proprietà chiamata Lipona (anagramma di Napoli). Proprio da Tallahassee partì un gruppo di uomini d’affari che nel 1886 acquistò i terreni su cui sarebbe sorta Naples.Una cosa è certa: fin da subito l’obiettivo era creare un rifugio dove godersi la vecchiaia. Pure Thomas Edison, il cittadino più famoso di Milan, aveva comprato non lontano da qui una casa dove trascorrere le vacanze.

La capitale dei pomodori
Sarebbe sbagliato pensare a Naples come il cuore di un’area ricca. Certo, le ville da sogno sono a pochi metri dalla spiaggia e tante altre se ne possono trovare fino alla periferia. Ma basta spingersi fuori, ben oltre la pizzeria che abbina margherite e alette di pollo fritte, per scoprire un’altra realtà completamente diversa e per nulla secondaria. Quella dei campi di pomodori. I tomatoes della Florida riforniscono infatti il 90% degli Stati Uniti. Qui – si potrebbe dire – ci sono i-lavori-che-gli-americani-non-vogliono-più-fare. Anche se, a ben vedere, raccogliere pomodori è stata da sempre un’attività riservata agli immigrati. Per decenni e fino al recente passato, i lavoratori erano ridotti a una condizione quasi di schiavitù. Con giornate senza fine trascorse a temperature insostenibili e paghe che, a stento, consentono a una famiglia di campare.

Senza considerare le violenze sessuali, denunciate negli anni dalle lavoratrici. L’udito è uno dei primi sensi ad accorgersi che fuori da Naples si vive in una realtà diversa: l’inglese lascia il posto allo spagnolo, parlato dai tanti cittadini messicani che hanno passato il confine per cercare fortuna in Florida. Poi c’è la vista: le distese di verde vengono tagliate da piccole strisce di asfalto a due corsie. Se si devia dalla strada principale, si finisce in percorsi sterrati dove la vegetazione si fa sempre più fitta e alta. Più si va avanti e più anche il navigatore sembra non volersi assumere la responsabilità delle vie imboccate.
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