Omero baltico, l'ipotesi rivoluzionaria appronta nella città della sirena Partenope

Omero baltico, l'ipotesi rivoluzionaria appronta nella città della sirena Partenope
Venerdì 18 Marzo 2016, 13:53 - Ultimo agg. 20 Marzo, 15:26
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Nella città della Sirena un incontro-dibattito sulle stranezze geografiche e meteorologiche (e non solo) dell’Iliade e dell’Odissea e sulla rivoluzionaria ipotesi sostenuta nel volume “Omero nel Baltico”. Una chiacchierata a più voci sulla tesi di Felice Vinci, lo studioso che sostiene di aver individuato nelle terre dell’estremo Nord i luoghi descritti nei primi capolavori della letteratura occidentale, un lavoro dovizioso e dagli esiti clamorosi - al punto che un noto magazine nazionale, parafrasando un celebre titolo, l’ha chiamato “il codice Vinci” - che da anni fa discutere esperti e appassionati di tutta Europa, un’opera già tradotta in diverse lingue, tra cui russo, tedesco, inglese, svedese e, un mese in fa, anche in francese.
 


Al di là delle suggestive evocazioni letterarie e cinematografiche, infatti, si tratta di un’ipotesi decisamente rivoluzionaria: al contrario di quanto ritenuto sino ad oggi, i mitici racconti omerici sarebbero dunque ambientati tra il Mar Baltico e l’Atlantico settentrionale. A spiegare come sia stato possibile ricostruire un così complesso scenario sarà lo stesso autore del volume, sabato prossimo (dalle 10.30) nella sala consiliare di Santa Maria la Nova, nel corso di un incontro-dibattito organizzato dall’Accademia degli Investiganti, che vedrà la partecipazione dell’avvocato Alessio Guadagno, del giornalista Alessandro Sansoni e dello studioso e saggista Giovanni Schioppo (autore di “Gli etruschi tra Roma e Annibale”), coordinati dal giornalista de “la Stampa” Antonio Emanuele Piedimonte. Il tema, come è noto, appassiona sin da quando l’imprenditore e archeologo tedesco Heinrich Schliemann (che morirà proprio a Napoli, il 26 dicembre 1890) con i suoi famosi scavi aprì la strada all’ipotesi che il mitico Omero avesse descritto luoghi assolutamente reali, un approccio che trasformò l’Iliade e l’Odissea (che oggi peraltro si tende a non attribuire alla stessa penna, come peraltro avevano già detto i grammatici alessandrini e in seguito il grande filosofo partenopeo Giambattista Vico) in una sorta di “guide” dell’antichità.

A colpire l’attenzione di Felice Vinci, in particolare, è stato un passo dello scrittore greco Plutarco, nel quale si dice che l’isola Ogigia (quella dove la dea Calipso trattenne a lungo Ulisse) era situata nell’Atlantico, esattamente “a cinque giorni di navigazione dalla Britannia”. La frase (che è tratta dal “De facie quae in orbe lunae apparet”) ebbe l’effetto di un’illuminazione per lo studioso che già da tempo si interrogava sulle “anomalie” del racconto omerico. Questioni peraltro già note agli autori antichi, come Strabone, che ad esempio si chiese perché mai l’isola di Faro, ubicata proprio davanti al porto di Alessandria, fosse da Omero indicata a una giornata di navigazione dall’Egitto. Anni di studi e ricerche confluirono nel fortunato volume - pubblicato dall’editore Palombi (e più volte rieditato) con una presentazione di Rosa Calzecchi Onesti e la prefazione di Franco Cuomo - che sarà al centro dell’incontro. Invece dei caldi lidi del Mediterraneo Ulisse si trovò a costeggiare i gelidi mari del Nord? Vinci ne è convinto e nelle cinquecento pagine del suo lavoro prova a spiegarne il perché.

A cominciare dall’analisi degli aspetti per così dire meteorologici: «Nel mondo cantato da Omero - spiega - si avvertono le asprezze tipiche dei climi nordici.
Sui combattenti nella pianura di Troia cala spesso una “fitta nebbia” e il mare di Ulisse non è quello splendente delle isole greche, ma appare spesso “livido” e “brumoso”; dovunque si riscontra un clima tutt'altro che mediterraneo, con nebbia, vento, freddo, pioggia, neve, anche in pianura e perfino sul mare, mentre il sole, e soprattutto il caldo, sono pressoché assenti». E ancora: «In quello che, secondo la tradizione, dovrebbe essere un torrido bassopiano dell’Anatolia, il tempo è quasi sempre perturbato, al punto che i combattenti, ricoperti di bronzo, arrivano addirittura a invocare il sereno durante la battaglia. D’altronde, a tale contesto - aggiunge - è perfettamente adeguato l’abbigliamento dei personaggi omerici, tunica e “folto mantello”, che non lasciano mai, neppure durante i banchetti». Ma non è solo una questione di clima. Vinci, tra l’altro, ricorda le parole del professor il Moses Finley sulla «completa mancanza di contatto tra la geografia micenea come ora la conosciamo dalle tavolette e dall’archeologia, da una parte, ed i racconti omerici dall’altra». E infine giunge all’individuazione di decine di località, compresa la città più famosa di tutte: Troia, che indica in un tranquillo villaggio finlandese a nord di Helsinki, il cui nome è Toija. Si può dunque davvero titolare, con effetto da grande schermo, “Odissea nel Baltico”? E’ una delle domande a cui risponderà lo studioso. L’articolato (e ardito) castello d’indizi ha trovato molte resistenze tra gli storici e i mitografi e acceso forti polemiche, ma ha anche ricevuto importanti aperture di credito, come ha recentemente ricordato Antonio Socci: «Adesso che perfino Umberto Eco nel suo libro “Storia delle terre e dei luoghi leggendari” ha “consacrato” la tesi di Felice Vinci, possiamo davvero dire che sta per essere rivoluzionata la storia della civiltà europea. Non credevo che sarebbe accaduto così velocemente, quando lessi (e commentai) il libro in un lungo articolo uscito sul “Giornale” con il titolo: “L’Odissea trasloca in Scandinavia”». Il giornalista e scrittore ha spiegato pure che oltre alla Calzecchi si sono mostrati interessati alla tesi vinciana i critici letterari Pietro Boitani e Edoardo Sanguineti, e un autorevole geografo come Claudio Cerreti, che sul “Bollettino della Società Geografica Italiana” ha scritto: «L’autore propone una serie di ipotesi molto ragionevoli e molto razionalmente esposte, inanellando una serie impressionante di indizi». Il dibattito ovviamente continua e va di pari passo con il successo internazionale del libro. Semplicemente doveroso dunque, per i soci dell’Accademia degli Investiganti, organizzare un incontro proprio nella città sorta sulla tomba di una Sirena omerica, la mitica Partenope.
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