Per Scamarcio e Chiatti
ancora burrasche d'amore

Per Scamarcio e Chiatti ancora burrasche d'amore
di Oscar Cosulich
Giovedì 17 Novembre 2016, 08:48
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Tutto comincia con «Io che amo solo te» (Mondadori, 2013), il romanzo rosa di Luca Bianchini diventato un bestseller da trecentomila copie e portato sullo schermo da Marco Ponti nell'ottobre del 2015, incassando ben 3,3 milioni di euro. Visti i risultati i produttori, Fulvio e Federica Lucisano, hanno richiamato Ponti e Bianchini per dare un seguito all'amore burrascoso tra l'infedele Damiano e la romantica Chiara (Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti), intrecciato con quello «clandestino» della madre di lei Ninella con il padre di lui Don Mimì (Maria Pia Calzone e Michele Placido), oltre a varie declinazioni di rapporti difficoltosi: che comprendono l'omosessualità più o meno clandestina di Orlando (Eugenio Franceschini) e Daniela (Eva Riccobono) e i bizzarri intrecci sentimentali di Matilde, moglie di Don Mimì (Antonella Attili) e Franco Torres (Antonio Gerardi).

Nasce così «La cena di Natale», un instant book («l'idea è del settembre 2013, il libro è uscito a novembre», confessa Bianchini alla presentazione del film), sempre ambientato a Polignano a Mare, dove i protagonisti continuano a vivere intricate vicende sentimentali, che il 24 novembre approderanno sugli schermi nel film omonimo, distribuito da 01 in ben 350 copie. Oltre al cast del precedente film, ci sono i nuovi arrivi Dario Aita, Giulia Elettra Gorietti e Veronica Pivetti a suggerire nuove possibili complicazioni, mentre Damiano non rinuncia ai suoi compulsivi tradimenti nemmeno mentre la moglie è incinta.

«Quando si gira una commedia non si può prescindere da giganti come Monicelli e Scola azzarda Ponti in questo caso abbiamo pensato soprattutto a Germi e film come Divorzio all'italiana e Signore & Signori, che mostravano personaggi esecrabili, ma di grande portata umana».

«Per questo Damiano è un personaggio che sbaglia moltissimo, ma sullo schermo non avrebbe potuto funzionare se Scamarcio non fosse riuscito a renderlo umano», conclude il regista. Mentre Ponti e Bianchini, a patto che anche il secondo capitolo di questa interminabile vicenda sentimentale ottenga i favori del pubblico, lasciano intendere che se ne potrebbe girare un terzo, o addirittura trarne una serie televisiv. Scamarcio incassa i complimenti, sottolineando che «come nella migliore commedia italiana, Damiano mette in scena i vizi e il malcostume di questo Belpaese ipocrita: è portatore di conflitto. La sfida era riuscire a renderlo comunque simpatico». Il film è dedicato a Bud Spencer perché, spiega Ponti, «lui rappresenta quel cinema italiano con il quale la mia generazione è cresciuta: dal western alla fantascienza di Bava, dalla commedia scanzonata a quella sexy».