Brera, e i furbetti
del (falso?) Caravaggio

Brera, e i furbetti del (falso?) Caravaggio
di Fabrizio Coscia
Martedì 8 Novembre 2016, 08:46 - Ultimo agg. 16:16
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Si avvicina il giorno della Giuditta della discordia, il quadro attribuito a Caravaggio che sarà esposto alla Pinacoteca di Brera, accompagnato da una coda velenosa di polemiche, da giovedì 10 novembre fino al 5 febbraio. La tela della decapitazione di Oloferne, ritrovata due anni fa nella soffitta di una villa privata a Tolosa, e attribuita (con molti dubbi) a Michelangelo Merisi da Caravaggio, sarà mostrata al pubblico per la prima volta, a Milano, in occasione del terzo appuntamento con il ciclo del «dialogo», organizzato dalla direzione della Pinacoteca di Brera per valorizzare i capolavori delle sue collezioni messi in confronto con opere in prestito. A «dialogare» saranno, infatti, la «Cena di Emmaus», capolavoro dell'artista lombardo di proprietà della Pinacoteca, e il dipinto di «Giuditta e Oloferne» che ha diviso gli studiosi, molti dei quali, tra cui Mina Gregari, tra le massime esperte di Caravaggio, si sono detti scettici sull'attribuzione. Non ha dubbi invece che si tratti proprio della copia del quadro realizzato da Caravaggio a Napoli e perduto nel XVII secolo, Nicola Spinosa, ex direttore del Museo di Capodimonte e curatore della mostra: «Chi ha occhio lo vede - ha commentato - chi non ha occhio non vede, ovviamente».

Ma le polemiche hanno investito direttamente anche il comitato scientifico di Brera, che si è diviso sull'opportunità di esporre l'opera controversa, al punto che uno dei componenti, lo storico dell'arte Giovanni Agosti, ha dato le dimissioni, in aperta contestazione con l'iniziativa del direttore James Bradburne. Un'operazione che assomiglia molto da vicino a un'abile operazione di marketing, considerata anche la popolarità di Caravaggio presso il grande pubblico. Per Agosti l'esposizione darebbe legittimità e autorevolezza a un'opera di provenienza privata, la cui paternità è ancora tutta da verificare. Per tutta risposta Bradburne ha dichiarato che Brera si è posto solo l'obiettivo di stimolare un confronto attorno ad alcuni problemi di attribuzione. Tant'è che accanto al nome di Caravaggio sull'etichetta del quadro è stato messo un asterisco che rimanda a una scritta sottostante, con caratteri più piccoli, dove si spiega come l'attribuzione sia stata una condizione per il prestito imposta dai proprietari, ma che «non riflette necessariamente la posizione ufficiale» del museo.

Un esercizio di equilibrismo da parte del direttore, a cui però l'ironia non manca, e così i visitatori della mostra «Attorno a Caravaggio - Una questione di attribuzione», saranno accolti da lui e dai dipendenti del museo con una spilletta gialla con asterisco nero, un gadget con cui si spera di stemperare le polemiche. Il quadro sarà esposto insieme a due copie della «Maddalena in estasi», attribuite a Caravaggio, a un «Sansone e Dalila» e a una copia della «Giuditta» di Louis Finson. Se lo Stato francese non decidesse di acquistare il quadro della discordia per i prossimi due anni e mezzo, potrà essere messo sul mercato dai proprietari. E se l'attribuzione dell'opera fosse confermata, il suo valore salirebbe fino a 120 milioni di euro. Ma «il dibattito resta aperto - come sottolinea Spinosa - tanto la verità non ce l'ha nessuno».