Via agli scavi per le ricerche della fossa
di Garcia Lorca, l'ultimo desaparecido

Federico Garcia Lorca
Federico Garcia Lorca
di Paola Del Vecchio
Lunedì 19 Settembre 2016, 13:46
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Ci sono morti che trascendono quanto o più della vita e quella di Federico Garcia Lorca è fra queste. Da otto decadi il poeta universale di Romancero Gitano, giustiziato il 18 agosto 1936, agli inizi della Guerra Civile spagnola (1936-1939) è il 'desaparecido' eccellente della repressione franchista. Anche se solo uno fra le oltre 110mila vittima della dittatura ancora interrate nelle fosse comuni, candannate al 'patto del olvido', dell'oblio, nella Transizione alla democrazia e alle quali, 80 anni dopo, la Spagna ancora nega giustizia e riparazione. Nei paraggi fra Viznar e Afcar, vicino Granada, dove per anni si è creduto che il poeta e drammaturgo fosse stato sepolto, c'è la chiave di un mistero che perdura, dopo le esumazioni e gli scavi compiuti nel 2009 e nel 2013, terminati in un nulla di fatto. Nei primi due tentativi, in cui non fu possibile localizzare la fossa comune, autorizzati dalla Giunta dell'Andalusia, ufficialmente non si cercarono i resti dell'autore di Poeta e new York, né quelli di Dioscuro Galindo, il maestro zoppo di Pulianas che morì con lui, bensì le ossa del torero Francisco Galadì Melgar, uno dei due 'banderilleros' - l'altro era Joaquin Arcollas - giustiziati assieme a Lorca. Dopo mesi di lavori, non fu ritrovata "nemmeno una scheggia d'ossa' - come ammise l'archeologo coordinatore degli scavi, Francisco Carrión, benché il luogo fosse quello indicato dal maggiore biografo di Lorca, l'ispanista Jan Gibson
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Questa mattina si è ricominciato a scavare, per la terza volta, seguendo una nuova ipotesi sull'ubicazione della fossa comune, individuata nella zona del Peñon del Colorado, a 500 metri dal Barranco di Viznar, nel parco Federico Garcia Lorca, ritenuta la localizzazione iniziale. E storici e discendenti dei 'desaparecidos' - tranne i familiari del poeta che non hanno dato l'autorizzazione all'esumazione - sperano che questa volta sia finalmente quella buona. Su una spianata dove oggi sorge un campo di calcio, alle prime luci del giorno due scavatrici hanno cominciato a rimuovera la terra che copre due pozzi, a dieci metri di profondità, che si pensa siano stati utilizzati all'epoca come fosse comuni. A differenza dei precedenti sondaggi, quello odierno è privato, promosso dall'associazione 'Regreso con Honor', Ritorno con onore, e coordinato dal presidente e archeologo Javier Navarro, sulla base dell'ipotesi formulata dallo storico Miguel Caballero.
Una squadra composta da sette archeologi, tre antropologi, cinque assistenti scientifici, un consulente giuridico e volontari - oltre a Navarro e Caballero - sarà impegnata durante un tempo stimato di tre settimane per rimuovere tonnellate di terreno. L'autorizzazione agli scavi, concessa dal Comune di Afcar, è stata richiesta dai nipoti del maestro Dioscuro Galindo e dalla Confederazione Nazionale del lavoro, in qualità di 'famiglia politica' dei toreri repubblicani Arcollas e Galadí. Mentre non sono cadute le reticenze dei discendenti dell'autore di La casa di Baernarda Alba, a ominciare dalla nipote Laura Lorca, da sempre contrari all'esumazione dei resti di Federico. Il procedimento stabilito da Javier Navarro e Miguel Caballero prevede di delimitare l'area nella quale poi procedere scavando con le mani, per rilevare l'eventuale presenza di resti umani. «Se il risultato dovesse essere positivo, informeremo del ritrovamento il Tribunale di Granada e la Direzione Generale di Memoria Democratica della Giunta dell'Andalusia, per gli esami medico-legali», assicurano i diretti interessati.

Il silenzio della giustizia è stato la costante in tutti questi decenni. La Procura di Granada ha archiviato la richiesta di perlustrazione della zona e di eventuale esumazione presentata il 30 novembre 2013, a partire dalle ricerche degli investigatori Miguel Caballero ed Eduardo Molina Fajardo. In un rapporto anonimo del Comando superiore di polizia di granada, datato 1965, emerso un anno fa, il poeta e dramamturgo, sempre descritto come «rojo e marijon», comunista e omosessuale, è segnalato anche come «socialista e massone», affiliazione quest'ultima odiata dal caudillo Franco. Gli si attribuisce la «pratica dell'omosessualità, aberrazione arrivata a essere vox populi». Ma, erano queste ragioni sufficienti per eliminarlo in tutta fretta, all'inizio della Guerra Civile? Solo poche settimane dopo che, impaurito, da Madrid Lorca aveva deciso di rientrare a Granada, nella Huerta de San Vicente, la tenuta estiva di famiglia, per poi cercare protezione in casa dei fratelli Rosales Camacho, amici ed antichi falangisti, dove però fu stanato e portato al gobierno civil per essere interrogato e, infine, giustiziato.

Il fallimento dei vari tentativi di recuperare le sue spoglie ha negli anni rafforzato le speculazioni sulla possibilità che il poeta possa essere già stato esumato a metà degli anni '50, in concomitanza del rientro della famiglia in Spagna dopo anni di esilio negli Stati Uniti. I discendenti lo hanno sempre negato categoricamente e non esistono prove di questa ipotesi, pure ventilata da ricostruzioni di storici e ricorrenti nei racconti orali a Granada. Rafforzata, dopo la pubblicazione del libro 'El enigma de una muerte. Cronica comentada de la correspondencia entre Augustin Peñon y Emilia Llanos', della giornalista e scrittrice Marta Osorio. Il volume recupera il carteggio fra Agustin Peñon - figlio di esiliati in America e a sua volta omosessuale, che nel 1955 decise di investigare la morte di Lorca in loco, battendo palmo a palmo la città dell'Alhambra - ed Emilia Llanos, l'unica amicizia amorosa e confidente di Federico Garcia Lorca, donna colta della borghesia granatina, morta nel 1967. In una delle missive indirizzate a Peñon, datata 7 luglio 1957, Emilia riconosce: "Quello che ti ho raccontato del nostro amico sembra certo, la stessa attitudine della famiglia è strana, non posso dirti per lettera chi me l'ha rivelato, un'alta persona. Sì, il luogo era fra gli ulivi, poi gli hanno cambiato posto". E risale a un mese fa la decisione del giudice argentino Maria Salvini, che dal 2000 indaga a Buenos Aires sui crimini franchisti, di aprire un fascicolo sulla 'scomparsa' del poeta - appellando al principio di giurisdizione universale per i crimini contro l'umanità - sulla base della denuncia presentata dall'Associazione per il recupero della Memoria Storica, che in Spagna si batte da un oltre un decennio per la giustizia e la riparazione delle vittime della repressione franchista, ancora interrate nelle fosse comuni scavate sui cigli delle strade.

 
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