Basilicata terra di Leonardo? Tra misteri e leggende aprono due musei

Basilicata terra di Leonardo? Tra misteri e leggende aprono due musei
Domenica 14 Luglio 2013, 18:47 - Ultimo agg. 19:05
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POTENZA - La Basilicata si scopre terra del genio Leonardo da Vinci.

Il ritrovamento di un autoritratto attribuito allo scienziato ed artista toscano, la «Tavola di Acerenza», ha dato il via ad una serie di attività che hanno portato all'apertura di due musei e a dei rigorosi studi storici e nel contempo ha alimentato anche leggende. Sull'autoritratto i dubbi sono ormai venuti meno.



Sono stati già raccolti diversi elementi sulla paternità di Leonardo e si è giunti alla certezza che l'opera sia stata realizzata nella seconda metà del XV secolo.



È antecedente a quello famosissimo che è esposto nella Biblioteca Reale di Torino del 1513 circa con un Leonardo già anziano. L'opera pittorica trova posto presso il Museo delle Antiche Genti di Lucania a Vaglio di Basilicata da cui viene spostato perchè continuamente richiesto per delle mostre. Ancora tutta da accertare e ammantata di leggenda è invece la storia che la Monna Lisa sia sepolta in Basilicata da cui è nato il museo multimediale «Monna Lisa Museum» a Lagonegro.



Un'iniziativa nata dopo la scoperta della «Tavola di Acerenza» da parte dello storico napoletano Nicola Barbatelli che è anche direttore del Museo di Vaglio di Basilicata. È un dipinto in tempera su tavola in pioppo ed è ritenuto l«'ultimo capolavoro ritrovato» di Leonardo da Vinci. Era finito in una collezione privata a Salerno dove è arrivato attraverso vari passaggi di mano di famiglie nobili lucane.



A possederlo per primo è stata una famiglia toscana, legata al genio, che aveva vissuto per molto tempo proprio ad Acerenza. Da cinque anni, dopo il ritrovamento, è iniziato un percorso di studi per la sua attribuzione che suffragano la teoria del «Leonardo lucano» autentico. Studi certosini che hanno coinvolto anche il nucleo di dattiloscopisti dell'Arma dei Carabinieri per l'analisi di una impronta digitale. Sul supporto ligneo e sul pigmento pittorico, inoltre, sono stati compiuti degli accertamenti scientifici da parte di esperti della Seconda Università degli studi di Napoli. È stata condotta un'analisi Xrf (spettrometria o fluorescenza a raggi x) su vari punti dello strato pittorico mentre su minuscoli frammenti di legno prelevati dal retro della tavola sono state effettuate delle datazioni con il metodo del radiocarbonio con spettrometria di massa con acceleratore.



Secondo tali studi, il reperto è ascrivibile alla seconda metà del XV secolo e potrebbe essere un Leonardo quarantenne o poco meno che cinquantenne. Più giovane del Leonardo immortalato nello splendido quadro che si trova a Torino.



Ulteriore riscontro alla paternità dell'opera è la nota propensione di Leonardo per l'autoritratto, dal momento che ne ha lasciato più di uno. All'annuncio del ritrovamento non è mancato lo scetticismo (espresso anche dal critico Vittorio Sgarbi) ma il 'placet' di Carlo Pedretti, ritenuto il massimo studioso in materia, ha dato un crisma alla teoria che appartenga al genio di Vinci.



Proseguono gli studi. Siccome la «Tavola di Acerenza» è segnata e lesa in alcuni punti dello strato pittorico, è stata sottoposta anche ad un restauro virtuale con tecnologie che consentono una ricostruzione digitale ed elettronica. Intanto, sino al 30 settembre il dipinto è esposto a Cava dè Tirreni (Salerno), presso il Complesso monumentale di Santa Maria del Rifugio in piazza San Francesco. La mostra è ritenuta di notevole interesse scientifico in quanto sono esposte quadri e macchine di Leonardo insieme ad opere di uno dei suoi maggiori seguaci, il maestro Cesare da Sesto di cui è presente la «Madonna col Bambino», proveniente dalla prestigiosa collezione Cribiori di Milano.



Tornando in Basilicata, molto si è mosso per dare una «casa» leonardiana. A Vaglio, nelle vicinanze di Potenza, il Museo delle Antiche Genti di Lucania si è arricchito ed è cresciuto proprio dopo la scoperta dell'autoritratto. Sono state realizzate settantacinque macchine, fedelmente riprodotte dai disegni contenuti nei codici di Leonardo, ricostruite da abili artigiani, coadiuvati da esperti ingegneri.



Rappresentano un repertorio notevole delle invenzioni leonardesche: il carro armato, la bicicletta, i cuscinetti a sfera, la pianola, il guanto palmato e le notissime macchine volanti.
Tutto ciò testimonia un ingegno estroverso che spazia in settori come quelli per la guerra con dispositivi meccanici d'ingegneria civile, una produzione dello studio di Leonardo del quale oggi restano oltre cinquemila pagine di appunti prodotti mediante la sua inconfondibile scrittura.
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